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Continuità, arte in Toscana, 1968-1989, cat. della mostra Arte in Toscana 1968 – 1989, Palazzo Fabroni Arti Visive Contemporanee, Pistoia, 24 feb. – 9 giu. 2002, maschietto editore, Pistoia 2002.
Magnete, Arte in Toscana 1945–2000, presenze artistiche straniere in Toscana nella seconda metà del XX sec., a cura di Angela Vettese, cat. mostra a Fattoria di Celle Santomaso di Pistoia 3 giu–30 set 2002, Maschietto ed. Pistoia 2002.
Zona è stato un collettivo di artisti attivo a Firenze dalla metà degli anni Settanta alla metà degli anni Ottanta.
Le intenzioni del collettivo furono quelle di sprovincializzare la realtà artistica fiorentina, in particolar modo quella legata ai linguaggi dell’arte concettuale e dell’arte povera, attraverso la gestione autonoma e indipendente di uno spazio espositivo, privo di una collezione propria, di scopi commerciali e di finanziamenti strutturali provenienti da enti pubblici o privati: Zona non profit art space.
Il progetto di Zona nacque nel 1974 da un’idea di Mario Mariotti, Paolo Masi e Maurizio Nannucci, di ritorno da una mostra in Germania, e vi aderirono da subito Giuseppe Chiari, Andrea Daninos, Bruno Gambone, Alberto Moretti e Massimo Nannucci. Successivamente si aggiunsero Albert Mayr e Gianni Pettena.
Tutti artisti appartenenti all’area toscana, ed esponenti di diverse discipline artistiche ed ambiti di ricerca.
Tale progetto conteneva in sé molti degli aspetti che avevano caratterizzato il gruppo Fluxus e il movimento dell’Internazionale Situazionista.
In primo luogo la volontà di appropriarsi delle fasi di gestione del lavoro artistico, escludendo le figure professionali, i luoghi e i canali di distribuzione tradizionalmente deputati alla documentazione e divulgazione delle ricerche artistiche sul territorio e di sostituirsi ad essi. Il collettivo si occupava di contattare e invitare gli artisti, di ideare i progetti, le manifestazioni, le rassegne, gli interventi, di pubblicizzare le loro iniziative sul territorio e di documentarne i risultati.
In secondo luogo la rivendicazione di autonomia e libertà d’azione che confluiva nella scelta programmatica di un’attività priva di scopi di lucro, per il conseguimento di un’attività spontanea, perché fine a sé stessa e non ad altri utili.
In terzo luogo l’approccio collettivo all’operazione artistica, tipico dei situazionisti, che però a Zona non confluì nell’anonimato, ma si tradusse nelle intenzioni dei singoli elementi del collettivo di proporsi come organizzatori e non come artisti, all’interno del loro spazio.
Inoltre la presa di coscienza del valore estetico di azioni o di interventi su oggetti d’uso quotidiano, tipica del movimento fluxus.
Infine l’attenzione per le nuove tecnologie e le possibilità di comunicazione, documentazione e gestione del lavoro che queste offrivano, e che aprivano la strada per un affrancamento dell’artista dalle figure professionali del sistema dell’arte; la sensibilità per la cultura musicale, per la multimedialità e per l’interazione linguistica tra le diverse discipline.
Le intenzioni del progetto di Zona erano quelle di porsi come referente spontaneo, perchè svincolato da fini economici, della ricerca artistica contemporanea internazionale a Firenze, e viceversa di quella fiorentina a livello internazionale. Dunque di porsi come alternativa al sistema istituzionale, nella promozione e nello sviluppo delle ricerche artistiche attraverso un’operazione che promuovesse un confronto diretto.
In particolare il collettivo si adoperò alla divulgazione di quella ricerca d’avanguardia legata all’Arte Povera e all’Arte Concettuale italiana e internazionale attraverso un’attività eterogenea costituita di rassegne, incontri, dibattiti, mostre, durante le quali venivano esposte opere, eseguite performance, installazioni, o presentate riviste e documenti che venivano lasciati alla libera consultazione. L’attenzione del collettivo nei confronti della ricerca artistica comprendeva qualsiasi canale espressivo: a Zona venivano organizzate rassegne di film d’artista, di stampa alternativa, di musica. Nel 1977 Zona inaugurò una raccolta di lavori sonori legati alle ricerche sperimentali della musica elettronica dagli anni Cinquanta e della poesia sonora, la quale fu messa a disposizione per la libera consultazione.
Tra gli artisti di rilievo che esposero a Zona è opportuno ricordare Bill Viola (1975), che in quel periodo lavorava come tecnico per Art/Tapes/22 di Maria Gloria Bicocchi, sempre a Firenze, e ancora non si era imposto come artista; James Lee Byars (1975); il gruppo Ecart (1976) di Ginevra, un gruppo di artisti dalla configurazione e dalle intenzioni simili a quelle di Zona; i General Idea con la loro rivista File (1978), Joseph Kosuth (1978), Sten Hanson (1979), Robert Lax (1979), Ulises Carrion (1979), Michael Erlhoff e Uta Brandes (1978, 1980, 1982, 1984), Bernard Hedesieck (1980), Henry Chopin (1980), Logos Gent (Godfried Willem Raes e Moniek Darge, 1981), John Giorno (1983), Eldon Garnet (1983) James Coleman (1984) e le Guerrilla Girls (1985). Tutte personalità del panorama artistico internazionale appartenenti a diversi ambiti, tra cui la Poesia Sonora, l’Arte Concettuale, la musica sperimentale.
In un primo momento il collettivo si propose di documentare sistematicamente e con cura scientifica la ricerca artistica d’avanguardia legata all’impiego delle nuove tecnologie attraverso la realizzazione sistematica di cataloghi, ma presto il gruppo privilegiò l’aspetto operativo a quello della documentazione.
Le iniziative di Zona avevano una configurazione eterogenea e durante queste venivano spesso presentati materiali sonori, documenti o video.
Ciascun artista che faceva parte del collettivo influiva sull’attività di questo in relazione alle proprie competenze e alle proprie intenzioni artistiche.
Tra tutti gli artisti la figura di Nannucci, risulta essere la più determinante. Egli conduce da sempre una ricerca legata alle forme della comunicazione intesa in senso estetico ed in tutte le sue possibilità. In questo senso Zona è un grande lavoro di comunicazione e di analisi delle possibilità offerte dalla diffusione dei nuovi mezzi, oltre che un momento compiuto di appropriazione delle fasi di gestione del lavoro artistico.
Il contributo di Nannucci portò all’approfondimento di tematiche specifiche della ricerca artistica, come la piccola stampa(1975-6; 1984), il film d’artista (1976; 1980; 1984), la poesia sonora (1978-80), l’uso dei materiali non tradizionali in arte come il timbro o la lettera (1977); e all’approfondimento delle ricerche legate a territori geografici tradizionalmente periferici rispetto al dibattito internazionale, come l’Islanda (1979-80), L’Australia (1983), il Brasile (1984); infine all’approfondimento di tematiche specifiche come l’esposizione dei documenti relativi all’Internazionale Situazionista (1977), al gruppo fluxus (1976), e alla Patafisica (1981).
Nelle sue operazioni a Zona Maurizio Nannucci era spesso affiancato dal fratello Massimo e da Paolo Masi.
Diversamente da quelle di Nannucci, le intenzioni di Mario Mariotti erano più incentrate alla valorizzazione del territorio e ad un analisi critica del sistema dell’arte. Il suo intervento come organizzatore risulta sporadico rispetto a quello di Nannnucci. Egli partecipò alla realizzazione della mostra d’esordio del collettivo: Zona/Per Conoscenza (1975), e curò la realizzazione di Zona/Monografie (1977). La prima fu una rassegna che riepilogava la produzione artistica toscana dell’epoca, mentre la seconda si presentò come una traduzione estetica ed un’analisi compiuta del sistema dell’arte nei suoi diversi aspetti, attraverso una successione di interventi.
Infine Paolo Masi, pittore, accompagnò spesso Nannucci nella realizzazione di iniziative tra cui Per Conoscenza (1975), Artist film (1976), Zona Parola e Suono(1978), Guest Galleries(1981), Zona Patafisica (1981), Zona radio (1981), small press scene (1984),e singolarmente promosse Mater Materia (1977), una mostra dedicata all’uso di materiali, come calcine e gessi, in arte.
Albert Mayr condusse le operazioni legate alla diffusione delle ricerche musicali d’avanguardia da solo (Zona Music, 1977; Musica Zona, 1984) e con Maurizio Nannucci (Zona Radio, 1981), ma soprattutto curando i singoli interventi di artisti come Yves Bouliane (1978) gli Erlhoff (1978, 1980, 1982, 1984), Logos Gent (1981).
Gianni Pettena, architetto, organizzò alcune iniziative come Architettura Corretta Londinese (1979), Transumanza (1983), e Theatrum Artium (1984).
La gestione di uno spazio come Zona portò agli artisti l’acquisizione di nuovi contatti e il consolidamento di altri, e gli diede l’opportunità di farsi conoscere in ambito internazionale e in particolare negli ambienti legati ad una determinata ricerca, dandogli la possibilità di esporre all’estero come nel Festival di Zona a Lund, presso la Galleria St: Petri (1979) dove esposero tutti gli esponenti del collettivo.
Il collettivo esordì con una rassegna dal titolo Per Conoscenza, una rassegna che voleva fare il punto sulla situazione artistica toscana d’avanguardia. La rassegna durò tre mesi, durante i quali intervennero più di trenta operatori culturali, tra cui artisti, fotografi, architetti, musicisti e altre figure dell’ambito culturale, che si misurarono con i linguaggi estetici. Oltre agli esponenti del collettivo presero parte a Zona/Per Conoscenza Lanfranco Baldi, Carlo Bertocci, Lapo Binazzi, Gianni Melotti, Ketty La Rocca, Verìta Monselles, Giuseppe Chiari, Adolfo Natalini, Andrea Granchi ed altri.
Questa manifestazione fu riproposta nel 1978 e ancora nel 1981. Le successive edizioni furono dei veri aggiornamenti della prima poiché ogni volta furono presentati un numero minore di artisti, i quali non avevano partecipato alle edizioni precedenti della rassegna.
Un altro episodio significativo fu Zona/Monografie (1977): una rassegna imponente, che voleva essere la traduzione estetica del sistema dell’arte, analizzato e riprodotto in ogni dettaglio, poiché con monografia si intendeva la descrizione di ogni singolo aspetto del sistema artistico. Anche questa rassegna durò circa tre mesi, durante i quali si susseguirono gli interventi di artisti, editori, critici, accademici e giovani artisti.
Questo fu uno degli episodi più interessanti realizzato dal collettivo ed è stato accuratamente documentato, per iniziativa di Mario Mariotti, in un grande foglio che recupera le forme e le sembianze di un tatzebao cinese.
Questo documento è importante per definire la posizione del collettivo nei confronti del sistema artistico costituito: essi non volevano modificarlo poiché partivano dal presupposto che una modifica avrebbe alterato il sistema e lo avrebbe fatto diventare altro da sé, diversamente volevano proporre una riflessione critica su tale sistema, e sostituirsi ad esso: porsi come alternativa. Mario Mariotti scrive: “…Ogni monografia è una descrizione che, con il metodo della verifica interna al sistema dell’arte, ne fornisce una immagine incompleta. L’insieme di queste descrizioni è un’immagine elementare della loro composizione a sistema.”; e ancora: “…Ogni sistema contiene la sua qualità ed il suo difetto, ma non è migliorabile. E’ possibile soltanto cambiare sistema…”; sempre Mariotti: “L’istituzione artistica propone storia dell’arte. Il sistema dell’arte sperimentale si pone fuori della istituzione e propone sperimentazione. Le proposizioni considerate trasferibili alla istituzione passano alla storia dell’arte”. Durante questa manifestazione Maurizio Nannucci fece un intervento insieme a Fulvio Salvadori dal titolo “Concorsi a premi”. Si trattava di una presa di posizione rispetto ai concorsi a premi per artisti, utile alla riflessione sul sistema dell’arte, che venne descritto come un sistema gerarchico, piramidale e controllato, basato su parametri cronologici e sociali.
Nannucci e Salvadori scrissero: “Per la definizione del sistema artistico possono essere di aiuto alcune considerazioni sulla struttura gerarchica della società borghese. Distinguiamo, rispetto al potere d’acquisto, tra: chi può comprare opere originali, chi deve limitare il proprio consumo all’arte riprodotta, chi ha un contatto con l’arte attraverso i mass media. […] classe borghese, classe media, proletariato. […] le opere dell’avanguardia possono essere conosciute ai diversi livelli e tornare alla base solo attraverso il filtro dell’informazione volgarizzata. Il fenomeno della volgarizzazione può essere paragonato ad un apparato digestivo, che lascia passare solo ciò che ritiene assimilabile dal corpo sociale e scarta tutto ciò che può essere pericoloso…”.
Da queste riflessioni emerge una posizione di dissenso rispetto ai meccanismi del sistema artistico e culturale, che viene visto come un apparato funzionale al mantenimento della gestione del potere economico e politico, da parte di un’élite, e riflette l’annoso dibattito sulla necessità di affrancamento da parte degli artisti rispetto a questo sistema per la difesa di una cultura spontanea e non indotta.
In questo senso l’attività di Zona va letta come una delle espressioni più compiute di questo dibattito, che ha le sue origini negli anni Cinquanta con la teorizzazione de “La società dello spettacolo” di Guy Ernest Debord.
L’esperienza di Zona esprime la comprensione da parte degli artisti che vi presero parte e l’applicazione pratica delle teorie formulate dal Situazionsimo e dal movimento Fluxus, in un momento in cui la ricerca artistica recupera il linguaggio figurativo e torna ad essere, per molti, una ricerca isolata ed intimista; un momento di transito tra le utopie degli anni Sessanta e la disillusione della cultura postmoderna. Zona si inserisce in un contesto artistico vivace, come quello fiorentino, che negli anni Sessanta aveva dato origine a espressioni artistiche come la Poesia Visiva e l’Architettura Radicale; e in un clima sociale caratterizzato da uno scontro politico aspro e generalizzato come quello dell’Italia della seconda metà degli anni Settanta.
Il principale merito di Zona stato in definitiva proprio quello di essersi posta come luogo di congiunzione tra le ricerche artistiche internazionali e quelle locali.
Dall’alto:

Visione della stanza superiore di Zona, foto Gianni Melotti.

Programma della rassegna Zona/Per Conoscenza, Firenze, Zona non-profit art space, 1975.

Zona / Small Press Scene, 1975

Invito realizzato per la quarta settimana della rassegna Zona/Monografie, retro.

Invito realizzato per l’intervento di Michael Brandes e Uta Erlhoff a Zona il 2 marzo 1984, durante il quale proposero un progetto di radio libera su cassetta.