Note:

(1) Francesca Alfano Miglietti, Identità mutanti, dalla piega alla piaga: esseri delle contaminazioni contemporanee, Bruno Mondadori, Milano, 2004, p. 138.
(2) Teresa Macrì, Il corpo postorganico, sconfinamenti della performance,Costa&Nolan, Milano, 1996, pp.7-8. 
(3) Ibidem, p. 78. 
(4) http://www.ekac.org/ nat.hist.enig.html 
(5) http://www.ekac.org/
perrait.html

Bibliografia:
Francesca Alfano Miglietti, Nessun tempo, nessun corpo…Arte, Azioni, Reazioni e Conversazioni, Skira, Milano, 2001.

Francesca Alfano Miglietti, Identità mutanti, Dalla piega alla piaga: esseri delle contaminazioni contemporanee, Bruno Mondadori, Milano, 2004.

Giuseppe Marano, Marco Deseriis, Net Art, l’arte della connessione, Shake edizioni, Milano, 2003

Lorenzo Taiuti, Corpi Sognanti, l’arte nell’epoca delle tecnologie digitali, Feltrinelli, Milano, 2001.

Marcello Buratti, Le Biotecnologie: l’ingegneria genetica fra biologia, etica e mercato, Il Mulino, Bologna, 2001.

Mario Costa, Il sublime tecnologico, Castelvecchi, Roma, 1998.

Maurizio Bolognini, Conversazioni sull’arte e le nuove tecnologie, Carocci, Roma, 2008.

Peter Tomaz Dobrila, Aleksandra Kostic (a cura di), EDUARDO KAC: Telepresence, Biotelematics, Transgenic Art, KIBLA, Maribor, Slovenia, 2000.

Pierre Lévy, L’intelligenza collettiva. Per un’antropologia del cyberspazio, Feltrinelli, Milano, 1996.

Pier Luigi Capucci, Arte e Tecnolgie: comunicazione estetica e tecnoscienze, Edizioni dell’Ortica, Bologna, 1996.

Sheilah Britton, Dan Collins (a cura di), The Eighth Day, ASU, Arizona State University, 2003.

Teresa Macrì, Il corpo postorganico, sconfinamenti della performance, Costa & Nolan, Milano, 1996.

Web:
Eduardo Kac

http://www.ekac.org

Tra bios e biotecnologie 
http://www.tmcrew.org/ bios/macch.htm

T. Tozzi, Arte, Media e Comunicazione, Forte Prenestino, Roma, 2000
http://hackerart.org/
media/hackit00.htm

Eighth day, net.art transgenica
http://www.neural.it/
nnews/8thday.htm

 

 

Il mescolarsi di tematiche che ruotano intorno alla scienza, alla tecnologia e all’identità non sono nuove nell’universo artistico e sono tutte compresenti nelle Cyberperformances dei protagonisti del Posthuman.

Nelle performances di Marcel – Li Antunez Roca, performer catalano che lavora con l’uso di materiali biologici nella robotica e con la telematica, sono già presenti sia una decisa componente interattiva che l’obbligo, per il pubblico, di prendere una posizione etica rispetto all’agire sull’opera cui è costretto dall’opera stessa. In Epizoo (No toches, mueves) del 1994 lo spettatore aziona, tramite lo schermo di un computer, alcuni dispositivi meccanici i quali, collocati sul corpo dell’artista, ne muovono crudamente diverse parti del corpo. Si tratta di una specie di supplizio a distanza che alimenta un’inquietudine morale dalla quale lo “spettatore-torturatore” non può esimersi. Nell’aprile del 2000 Eduardo Kac ha tenuto in braccio per la prima volta Alba, il coniglio transgenico che rappresenta la sua opera più famosa, GFP Bunny, causa di numerosi dibattiti dovuti alla perplessità suscitate nell’opinione pubblica. L’opera avrebbe dovuto avere uno svolgimento che è stato impedito proprio a causa delle questioni morali sollevate: dopo la fase iniziale, cioè la creazione e la crescita dell’animale transgenico, il progetto prevedeva l’esposizione del coniglio in un ambiente domestico dove sarebbe stato sempre presente anche l’artista ed infine l’integrazione di Alba all’interno della famiglia di Kac nel ruolo di normale membro familiare, anche se “adottato”. Il secondo ed il terzo momento del progetto non hanno mai visto una realizzazione. Suppongo che l’aver utilizzato un coniglio per fini artistici cambiandone la natura è sembrato a molti un atto irrispettoso sia nei confronti dell’animale che nei confronti dell’“ordine delle cose”; un uomo che “fa” un animale è un uomo che in qualche modo usurpa la posizione che spetterebbe ad un Creatore, tanto più considerando che l’agire umano non pare essere motivato da “necessità concrete”. Comunque, l’inserimento nel DNA di Alba del gene sintetico GFP non è stato in alcun modo dannoso per l’animale: Alba era un coniglio come tutti gli altri conigli, in buona salute, diverso soltanto perché verde fluorescente se esposto alla luce U.V. Eduardo Kac ha suggerito che le reazioni negative all’opera siano giunte perché l’animale “modificato”, in parte biologico e in parte artificiale, è stato percepito come alterità e quindi come mostruoso, in contrasto con l’idea di coniglio come creatura docile e innocua. Il punto di vista dell’artista è che, quale sia la natura di un individuo, la cosa importante è come viene trattato dalla società. Ciò che interessa maggiormente è, infatti, l’integrazione sociale dell’animale (sarebbe dovuto essere inserito in una famiglia), che è da considerarsi un soggetto (sociale) e non un oggetto artistico. GFP Bunny è stato, quindi, un evento sociale e culturale complesso, cui hanno partecipato anche le controversie scatenate.

In The Eight Day ad interagire socialmente sono stati animali transgenici, esseri umani, biobot, creature biologiche, artificiali e contaminazioni. In un’ottica differente, le pratiche di ibridazione tecnologica erano già state esperite da Sterlac a partire dal 1981, con The Third Hand. In quest’opera, la protesi meccanica di una mano era innestata sul braccio destro del performer (come elemento aggiunto e non sostitutivo) ed era in grado di muoversi autonomamente in conseguenza di segnali trasmessi dai muscoli addominali e della gamba. “Con Sterlac si entra nel territorio della fusione, della sintesi, della compenetrazione, si assiste alla creazione di una interfaccia uomo/macchina in un processo di ibridazione con cui si elimina la distinzione tra ciò che rientra nella sfera dell’artificiale e ciò che invece permane ancora come naturale, una ibridazione creata dalla commistione che l’uomo e la macchina produrranno l’uno sull’altra”. (1) Le visioni di Sterlac presagivano una svolta epocale dovuta alla commistione tra tecnologia ed organico e, quando questa commistione è diventata possibile, il creatore di Alba ha progettato opere che ne enfatizzassero gli aspetti etici e sociali. Le modificazioni corporee di Orlan sarebbero state inattuabili e impensabili senza la tecnologia; con la chirurgia estetica, il video, il computer, l’artista ha instaurato una riflessione sulle biotecnologie che non si è estinta nella relazione corpo-tecnologie e nel discorso sull’identità.

Uno dei primi progetti di Eduardo Kac richiama fortemente il tema del cyborg, essenziale nelle body-performances degli anni Ottanta e Novanta. Si tratta, appunto, di Cyborg (1984), il suo primo progetto di Telepresence Art (che non fu mai realizzato a causa di problemi tecnici). Il cyberpunk è un progenitore dell’hacker art ed anche dell’arte genetica, la quale a sua volta ha incorporato l’interesse per il sociale, per la tecnologia e per il network caratteristico delle espressioni fortemente politiche dell’arte come l’hacker art e la net.art di stampo attivista. Tale fusione di esperienze è sbocciata in quella che si può definire net.art transgenica, dove convivono e si amalgamano il robot, il cyborg, l’organico e il meccanico, la comunicazione, la telematica, la telerobotica, la tecnologia, la scienza, l’etica, la politica, lo studio dell’identità, dell’alterità e dei meccanismi di interazione sociale, per dare luce, infine, ad un’esplorazione artistica poliedrica, multiforme, eppure fresca, nuova e compatta nella sua complessità concettuale. L’incorporazione dei tanti elementi e la versatilità del lavoro di Kac sono, però, un punto di partenza e non un punto di arrivo della sua ricerca artistica. “La nascita dell’ingegneria genetica ha coinciso con la scoperta delle biotecnologie, ossia con un salto nella capacità umana di utilizzare gli organismi biologici anche a scopi pratici.[…]Attualmente, infatti, l’ingegneria genetica è in grado di produrre animali transgenici, ossia contenenti nelle cellule della linea germinale un patrimonio genetico modificato […]L’alterazione genetica procrastina una alterazione di senso poiché, grazie allo sfalsamento dei limiti biologici, l’identità fissa viene completamente annullata”. (2). Questo è anche il motivo per cui artisti come Sterlac, Orlan, Jana Sterbak, Roca, hanno lavorato sul corpo tecnologico e artificiale, trasformandolo in cybercorpo“Secondo Sterlac la libertà fondamentale degli individui è determinare il destino del proprio D.N.A.” (3), Eduardo Kac utilizza il suo per dare vita ad un nuovo fiore, che ha chiamatoEdunia, un ibrido del “sé” dell’artista e di una Petunia. L’opera si chiamaNatural History of the Enigma, è stata sviluppata tra il 2003 ed il 2008 ed esibita per la prima volta nel 2009, al Weisman Art Museum di Minneapolis. Il fiore artificiale, modificato tramite la biologia molecolare, ha una caratteristica eccezionale: i suoi petali, rosa come la carne, presentano delle venature rosse che sembrano vene umane; la colorazione delle venature è stata ottenuta proprio con il sangue di Kac (da cui è stato tratto il gene per la manipolazione): “The result of this molecular manipulation is a bloom that creates the living image of human blood rushing through the veins of a flower”.(4)

Un altro lavoro dell’artista brasiliano dove è il DNA ad avere un parte centrale èGenesis (1998-1999), forse l’opera più ricca di implicazioni etiche: “Genesis è un esempio di arte transgenica che esplora la complessa relazione tra biologia, fede, tecnologia dell’informazione, interazione, etica e Internet. L’elemento chiave del lavoro è un “gene d’artista”, un gene sintetico non presente in natura, che ho creato traducendo un passo estrapolato dal Libro della Genesi in codice Morse e convertendo il codice stesso in una combinazione di DNA, in base ad un principio sviluppato appositamente per questo lavoro. “E l’uomo domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, e su ogni essere vivente che striscia sulla terra”, recita la frase che fu scelta per le implicazioni riguardo alla nozione dubbia, seppure sancita dalla divinità, della supremazia dell’uomo sulla Natura. Il codice Morse è stato scelto perché fu il primo linguaggio impiegato nel radiotelegrafo e rappresenta l’alba dell’età dell’informazione — la genesi della comunicazione globale. Il gene di quel passo è stato incorporato in alcuni batteri, mostrati in una galleria. I partecipanti alla mostra, attraverso comandi trasmessi via Internet, potevano accendere una luce ultravioletta collocata nello spazio espositivo causando una vera e propria mutazione biologica nei batteri. Una volta terminata l’esposizione, il DNA dei batteri è stato trasformato nuovamente in Codice Morse e poi riportato in lingua inglese. La mutazione avvenuta nei batteri ha così modificato la frase biblica di partenza” (5). Prima di arrivare a “scrivere informazioni sugli esseri viventi”, Eduardo Kac ha seguito un percorso artistico a partire da una sperimentazione con la telematica e la robotica. Al 1996 risaleRara Avis, dove s’incrociavano telepresenza, telerobotica ed Internet;Uirapuru, del 1999, ha unito telepresenza, Internet e realtà virtuale. In queste opere coesistevano esseri umani, animali e corpi telerobotici. L’interazione tra diversi soggetti aveva già un ruolo molto importante, che è diventato fondamentale in The Eighth Day (2001), un’opera che riassume i punti d’arrivo dei suoi lavori di Biotelematica (una categoria artistica iniziata da Kac negli anni Novanta dove il processo biologico è connesso alle reti digitali) e di Arte Transgenica. Si tratta di un’opera di net.art transgenica interattiva, che consiste nel relazionarsi di piante, amebe, pesci e topi transgenici (fluorescenti come Alba) ed un biobot collegato a Internet, tutti soggetti inseriti all’interno di un piccolo ambiente coperto da una cupola trasparente da cui lo spettatore può osservarli. Il dialogo coinvolge anche gli esseri umani, sia quelli fisicamente presenti nello spazio espositivo (che possono orientare la telecamera incorporata al biobot) che quelli collegati tramite Internet.

Dal momento che Eduardo Kac ha posto lo spazio fisico e quello virtuale sullo stesso piano, il suo lavoro si allontana in buona misura dal cyberpunk, che vede nel cyberspazio il luogo dove trasporre molte delle attività umane dello spazio fisico (come ha teorizzato Pierre Lévy quando ha sviluppato il concetto di intelligenza collettiva) e si avvicina, piuttosto, al concetto di democrazia elettronica, la cui realizzazione, secondo Maurizio Bolognini, sarebbe possibile soltanto a partire dall’integrazione paritetica del livello off-line (l’istituzione) con quello on-line (i sistemi di comunicazione elettronica). Il legame che intercorre tra il lavoro di Eduardo Kac e quello dei net.artisti (e dello stesso Bolognini) è immaginabile, invece, come una stessa rete percorsa in differenti direzioni, le quali si incontrano nei nodi tematici della comunicazione, dell’inter-azione e dell’uso e teoria delle più recenti tecnologie.

 

Dall’alto:

Marcel – Li Antunez Roca, Epizoo, 1994

Eduardo Kac, GFP Bunny, 2000

Eduardo Kac, The Eighth Day, Tempe, 2001

Sterlarc, The third hand, 1981

Eduardo Kac, Ornitorrinco, 1989

Eduardo Kac, Natural History of the Enigma, 2009