NOTE:
(1) David Lazzeretti, (1834-1868) definito il profeta dell’Amiata, realizzò proprio sul Monte Labbro una struttura sociale collettivistica, seguendo l’ideale evangelico. Essa era basata sul lavoro comune, la condivisione dei beni, il diritto di voto alle donne, l’istruzione gratuita ed obbligatoria. Le implicazioni sociali e politiche del movimento, che sembra precorrere il movimento marxista, fecero si che esso divenisse oggetto di aspre persecuzioni, che culminarono con la l’uccisione di Lazzeretti.
(2) Talvolta l’artista aggiunge altri materiali come ferro o legno di recupero, accostati alla pietra, in quanto portatori di vissuto umano.
(3) Dal punto di vista formale il labirinto di Kruse riprende nelle linee le cosi dette trojaburg, labirinti all’aperto realizzati in ciottoli presenti soprattutto presso le coste del Nord Europa. La loro datazione è molto antica, forse preistorica, ed il significato è legato a danze propiziatorie per la pesca. La loro forma è del tipo cretese e testimonia contatti commerciali fra Nord Europa e regioni del Mediterraneo.
(4) Nelle lingue agglutinative le parole seme rimangono invariate nel processo di costruzione grammaticale ma si differenziano e si precisano grazie all’aggiunta di elementi di agglutinazione, portatori di significato. In questo modo nascono nuovi valori semantici derivati dalla parola seme d’origine.
(5) Zoltan Ludwig Kruse, Labyrinthos: stratificazione di parole-seme, in corso di pubblicazione.

BIBLIOGRAFIA:
A. Mazzanti, Il giardino di Daniel Spoerri, Gli Ori, Prato, 2003
Z. L. Kruse, Labyrinthos: stratificazione di parole-seme, in corso di pubblicazione

NOTIZIE UTILI:
Per raggiungere il giardino di Kruse bisogna percorrere la Strada Statale Cassia fino a giungere nel tratto che attraversa i territori a sud della regione Toscana in prossimità del confine con il Lazio. Se si giunge da nord, prendere la Strada Statale 323 del Monte Amiata e percorrerla in direzione Santa Fiora passando dal Abbadia S.Salvatore. Se si vienne da Sud, prendere la Strada Statale 323 del Monte Amita e percorrerla in direzioine Santa Fiora passando da Piancastagnaio. Giunti a Santa Fiora, proseguire in direzione Arcidosso e prendere poco dopo il bivio per Roccalbegna. Oltrepassare Roccalbegna e raggiungere il piccolo borgo di S.Caterina e prima di entrarvi prendere la prima strada a destra (senza indicazioni) per Contrada Croce. Raggiunta Contrada Croce inizia una strada sterrata che conduce a Fonte Giannella (un vecchio abbeveratorio) proseguire quindi per la stradina a destra per 2 km fino a intravedere il cancello ad onde che delimita la proprietà dei Kruse.
e-mail: zoltan_kruse@yahoo.it

La natura immota registra qui un assenza: l’assenza del rumore percepita solo quando il silenzio è rotto dal sibilo sottile del vento che spira sulle alture del Monte Labbro. Il giardino di Zoltan Kruse trae stimolo da questi contenuti.
Da una sconfinata distesa d’acqua il Monte Amiata, poderoso vulcano, plasmò un tempo queste alture, sovrastandole. Il monte Labbro rimase più in basso e da isola in mezzo al mare, fatta di calcari antichi, divenne montagna. E il Labbro da isola in mezzo al mare, fatta di calcari, divenne montagna.

In alto, il verde della cornice boscosa delle antiche bocche vulcaniche risalta contro i colori spenti delle sue praterie brulle. Queste, malgrado il paesaggio estremamente ridotto nei suoi elementi, rivestono uno straordinario interesse florofaunistico e geologico, che ha reso l’area protetta. In questi spazi la comunità buddhista Merigar dagli anni Settanta ha sul Monte Labbro la sua sede. Su questo monte il movimento giurisdavidico di Davide Lazzeretti (1) che su questo monte ha lasciato testimonianze architettoniche legate all’esperienza di vita evangelica realizzata nel XIX secolo.
La luce cristallina parla dell’altezza del luogo, circa mille metri; tale luce, coniugata al silenzio, diviene quiete che stimola la riflessione e rende percepibili sonorità interiori che si congiungono a quelle ambientali. Ogni fenomeno sensoriale viene percepito in modo più netto: colori più vividi, nei passaggi dalla luce all’ombra, e odori più intensi, come quello fortissimo delle rose. Questa atmosfera è preannunciata da un cancello dalle linee sinuose, che introduce alla proprietà dei Kruse.

Una scultura denominata Antenna si eleva su uno dei poggi e, facendosi idealmente albero, si protende fra cielo e terra come la montagna, interpretandone un ideale flusso comunicativo.
Dalla Cassia attraverso i piccoli borghi dell’Amiata, si assiste ad una graduale ma progressiva scomparsa della vegetazione e dei centri abitati, che scemano nel numero e nelle dimensioni fino a divenire sporadici insediamenti rurali. La strada, dapprima asfaltata, poi sterrata, che conduce alla casa di pietra di Zoltan Kruse si inerpica ripidissima per i colli rocciosi e brulli del Monte Labbro. E’ qui che Zoltan Kruse scelse di porre dal 1994 la propria residenza ed il suo studio, ristrutturando alcuni edifici rurali in pietra. L’artista viveva già in Toscana nei pressi di Vinci ed è giunto qui affascinato dalle formazioni rocciose del posto.

La raccolta delle pietre è stata una fase preliminare alla realizzazione delle opere: solo in un secondo momento l’artista ha iniziato a giustapporle tra loro, formando Composizioni (2) di pietre naturali , frammenti del colore e delle forme del luogo.

Generatrici di immagine ma anche di suoni, ognuna di esse è un rudimentale litofono che emette una sonorità particolare. Secondo una teoria scientifica, sostenuta anche da Kruse, il suono influenza la strutturazione armonica della materia. L’elemento immateriale diviene principio di vita e di ordine nel caos primigenio. Le pietre che Kruse ha usato per realizzare i tre troni nel giardino di Daniel Spoerri sono state, invece, raccolte nelle vecchie stalle della zona, e raccontano una doppia storia, geologica e umana. I tre troni, che rappresentano la continuità della vita (Forza madre, Forza padre e forza nascituro), sono abbinati a metalli (rame, ferro, bronzo) secondo legami concettuali, che tengono conto sia delle forme geometriche delle pietre (pentagono, rettangolo e triangolo), sia dei significati numerologici. Risalta la relazione con il fuoco come forza creatrice, che ha caratterizzato la nascita dei materiali.

La realizzazione dei troni nel giardino di Seggiano facilitava, per la loro posizione elevata, la vista del labirinto in pietra, che Spoerri aveva realizzato riprendendo il disegno di un petroglifo colombiano. Sia le tematiche implicite nel petroglifo che la sua forma divennero nella mente dell’artista uno spunto che avrebbe dato i suoi frutti nella realizzazione del labirinto in pietra che egli ha posto nel suo parco. Il labirinto di Kruse ha una forma spiralica (3) che si integra perfettamente all’ambiente.

Accanto alla realizzazione dell’opera l’artista ha portato avanti una ricerca etimologica e vocale sul labirinto, che risente della sua formazione musicale, risalendo all’origine delle parole. L’artista conduce la sua analisi partendo dalla lingua magiara, che, per la sua tipologia agglutinativa differente dalle lingue flesse europee, permette la formazione di ludi fonici.

La parola magiara labyrinthos è, per l’artista sonorità scomponibile nel ritmo delle consonanti e nel cromatismo e nella direzione delle vocali e nelle parole-seme (4) che le si riferiscono. Come afferma Kruse: “Qui ci viene trasmesso con elementi fonici essenziali l’incontro dei due contenuti: essere Madre/Donna, accogliere, contenere, cominciare a fare, danzare, pro-creare” (5).

Attraverso un inedito percorso Kruse rivela l’incontro creativo fra suoni e forma, dove il ritmo è sinonimo di ordine, rapporto matematico nello spazio. Non a caso il labirinto era anticamente itinerario musicale legato alla danza, ma anche disegno geometrico e struttura trigonometrica, rappresentazione grafica di un percorso mentale di conoscenza.

Esso si ripropone qui, sui colli silenziosi del Monte Labbro, come paradigma della vita, nella sua forma più antica e più pura.

Dall’alto:

Z. L. Kruse, Antenna, Giardino dei Semi

Z. L. Kruse, Sculture, Giardino dei Semi

Z. L. Kruse, Scultura, Giardino dei Semi