Portai avanti il progetto Teatro del Pane. Fu la prima occasione a Castelbasso, in una mostra collettiva internazionale intitolata Trasalimenti. Trovai un forno del Seicento, un relitto che ho rimesso in uso. Feci fare il pane dalle donne del luogo (un borgo medievale di 49 abitanti): 25 pagnotte rotonde caserecce messe a terra; davanti al forno ancora caldo e profumato di pane un lenzuolo bianco contadino sul quale misi in ordine “carré magique” e il pane. In fondo, sul muro, in una nicchia, feci un “tableau vivant”: seduto incastrato nel buco con una bombetta sulla testa e il vestito bianco. Il vecchio forno diventò un’opera d’arte, incluso nella mostra che durò (per me) il tempo dell’inaugurazione.
Nell’arco degli anni ’90 furono compiute le seguenti realizzazioni pubbliche:
1991-1995: Nel corso della guerra civile, feci diverse interviste per i giornali, radio e T.V., con la forte e chiara critica contro la guerra.
1994: Incontro con Otto Tolnai e la partecipazione al festival “Mediawave” di Gyor, in Ungheria; con una performance insieme a Lea Tolnai, partecipando anche come membro della giuria per i films d’autore. Congiunta anche un’intervista T.V. del programma eurovisione ungherese.
1998: Feci parte della mostra Punto di fuga di Simonetta Lux al Palazzo Colonna di Genazzano con il progetto Clandestini. Cinque persone sedute sulla panchina, girate contro il muro, senza documenti, senza identità (che acquistano la legalità nello spazio e nel tempo dell’arte); un progetto che non fu realizzato.
1999: Al Teatro Argentina di Roma, partecipai al convegno sull’artista Alberto Savinio, invitato da Simonetta Lux. Feci un tableau vivant inserito nella tavola rotonda del dibattito con la formula E-mc² di Einstein scritta sul cono (di cartone nero) sopra la testa (la foto fu pubblicata sul “Corriere della Sera”) ripreso anche dagli studenti della facoltà di Lettere come l’assioma della manifestazione No all’intervento armato in Jugoslavia. In seguito fui invitato alla Facoltà di Fisica de “La Sapienza” per un dibattito anti-guerra.
1999: La rivista “Lettre International”, per scelta di Rebecca Horn: fui inserito nel gruppo di artisti per omaggio al 2000, per il passaggio del millennium. Feci il Teatro del Pane pubblicato su due pagine intere. Così ho chiuso gli anni Novanta; anni del disagio e delle tragedie.
Schede delle opere riprodotte a lato:
Ilija Soskic, Poiesis disciplinata (i corpi di Platone), o Alea, legno e marmo, 1994, a VRSAC.
Scheda: Alea, “Gioco dei dadi” inteso come un tavolo complessivamente (un cubo) di 100×100 cm costruito in falegnameria, senza chiodi, secondo un mio disegno. Di sopra viene messo il cubo di marmo di 50×50 cm tagliato in una cava, in modo che diventasse un oggetto tautologico: due cubi “in gioco”… Soskic, malgrado la guerra in corso in Jugolsvia, partecipò alla mostra invitato dal curatore Grosdanic Gera, venendo dalla Grecia dove era profugo.
Ilija Soskic, E = mc², 1999, performance eseguita durante il Convegno Le metamorfosi di Savinio, performance- tableau vivant (l’artista, copricapo ku klux klan di cartone nero, con inscritta la formula della bomba al fosforo con una matita da trucco), Roma, Teatro Argentina 14-18 aprile 1999.
Scheda: La formula dell’energia atomica intesa come gesto di contestazione in diverse performance-azioni, connesse al bombardamento della ex-Jugoslavia, e l’impiego delle mini-bombe nucleari, i cosiddetti proiettili di uranio impoverito. Una formula che andava scritta sul cono di carta nera con il quale veniva coperta la testa. Veniva scritta con la matita da trucco delle donne direttamente sulla fronte, sempre come il trucco, ma in un altro contesto. Questo gesto fa parte di un mio lavoro degli anni ’70, quando le mie azioni di presenza e di trasformer andavano come linguaggio ideologico, che i critici definivano come “arte del comportamento” o come “body art” formalmente percepito e considerato, ma soltanto a livello di curiosità. La caratteristica di questo “linguaggio d’arte” era nella capacità di farsi valere aldilà delle istituzioni e dell’ufficialità di esse, che soprattutto rendeva le idee e le azioni d’artista libere e slanciate, cioè l’avanguardia di pensieri, di idee, di cose e di fatti. «E ? mc²» significa, oltre il riferimento politico immediato, anche lo scatto e la velocità d’espressione creativa.
Dall’alto:
Ilija Soskic, Traphos, Installazione, 1991. Moderna Galeria, Ljubljana
Ilija Soskic, Poiesis disciplinata (i corpi di Platone), o Alea, legno e marmo, 1994, a VRSAC.
Ilija Soskic, E = Mc 2, 1999, performance eseguita durante il Convegno Le metamorfosi di Savinio, performance- tableau vivant (l’artista, copricapo ku klux klan di cartone nero, con inscritta la formula della bomba al fosforo con una matita da trucco), Roma, Teatro Argentina 14-18 aprile 1999.