Il Bunker anti-atomico di Josip Broz Tito (costruito tra il 1953-1979) a Konjic si apre e si userà per la prima volta: per un progetto dell’arte contemporanea, la Biennale Of Contemporary Art, D-O ARK Underground, D-O ARK.
È una rinascita, la risposta a coloro che, come Tudjiman e Milosevic, avevano tentato di sottrarre il sogno della coesistenza pacifica incarnata da Sarajevo, la capitale della Bosnia Herzegovina, la città-icona della tolleranza religiosa e della convivenza fra etnie diverse.
Punto e a capo, dunque, in Bosnia Herzegovina: rinasce la Biennale di Arte Contemporanea (la 2°) di Sarajevo, su progetto di un gruppo di intellettuali giornalisti filosofi di Sarajevo e su una idea dell’artista bosniaco di fama internazionale Jusuf Hadžifejzović. Egli ha ottenuto la apertura e la destinazione al primo step della Biennale di Arte Contemporanea di Sarajevo del 2011 del Bunker anti-atomico fatto costruire da Josip Broz Tito tra il 1953 e 1979.
Bunker militare, Centro di Operazioni belliche e di Comando, nonché protezione per Tito e la sua famiglia in caso di guerra atomica: 6500 metri quadri, 12 blocchi collegati, 280 metri sotto una montagna a Konjic, in grado di sostenere una bomba da 25 kilotoni, costato 4 miliardi e mezzo di dollari, mai usato…
Un labirinto di corridoi, con aree residenziali, sale per conferenze, uffici, ambienti per piani strategici, macchinari stampa, rete di centraline per telecomunicazioni.
La riapertura di quel luogo rimasto segreto fino agli anni ‘90 ci riporta indietro nel tempo, a prima delle guerre criminali distruttive e genocidiche, costruite a tavolino dagli ambiziosi, nazionalisti, razzisti Slobodan Milosevic, Franjo Tudjiman & Co. 
La Biennale of Contemporary Art promossa dalla Bosnia Herzegovina, nasce proprio per un input dalla Sarajevo così martoriata tra il 1992 e il 1995, fino alla Pace di Dayton. Il progetto si presenta con un’ambizione internazionalista, democratica, costruttiva ed in grado di valorizzare i legami inter-statali e interfederali dei paesi della ex-Jugoslavia.
Legami di amicizia e scambio intellettuale mai interrotti neppure in tempo di assalti, sotto le bombe reali e mediatiche e retoriche volte alla distruzione dei fondamenti dei valori umani universali.
Per questo il progetto ha ottenuto Label di Eccellenza Europeo per Eventi Culturali (CECEL).
È scritto nel progetto della Biennale: “Il Bunker si è presentato intatto con tutti i suoi segni e simboli del nostro antico sistema sociale, economico, politico ed ideologico. Molti monumenti, specialmente quelli che rappresentavano quel recente sistema politico, erano stati distrutti durante e dopo le guerre. ARK è dunque uno spazio espositivo unico, in una cornice non tradizionale per l’arte, sia dal punto di vista psicologico che intellettuale”. 
Certo da anni insieme a Jusuf Hadžifejzović tutto un gruppo lavora alla ritessitura culturale della Bosnia Herzegovina, insieme agli altri stati della ex-Jugoslavia, con attenzione alle giovani generazioni soprattutto, ma anche con una idea permanente e mai caduta di una visione internazionale: il filosofo Senadin Musabegovic, le scrittrici e critiche Nermina Zildzo e Asja Mandic, direttore dei programmi giovanili della TV Federale Boris Síber, il creatore del portale giornalistico culturale Depo Portal Jasmin Durakovic, il poeta e scrittore Mirsad Catic Cuperak, la collezionista italiana Lucia Pianto, molti artisti e scrittori, già noti agli inizi degli anni Novanta, con il coordinamento organizzativo di Edo Sandra Hozic.
È così che il primo artista ad essere stato invitato a livello internazionale è Jannis Kounellis. Ce ne saranno molti altri. Ma la cosa più interessante è certo che intorno al tavolo del progetto siano stati invitati direttori e intellettuali democratici di ogni parte della ex-Jugoslavia.
Se i Commissari per le scelte saranno Jusuf Hadžifejzović (artista) della Bosnia Herzegovina, Petar Cukovic (critico) dal Montenegro, e Branislav Dimitrijevic (critico) dalla Repubblica Serbia, partner eccellente è certo il Centro per la Decontaminazione culturale di Belgrado, creato e diretto da Borka Pavicevic e altri agli inizi degli anni Novanta.
Borka Pavicevic iniziò ad operare nella consapevolezza che la retorica di regime preparava la Serbia alla guerra. Un luogo di dissenso “che – ha scritto in una recente intervista – attraverso il linguaggio del teatro combattesse la xenofobia con la quale veniva distrutto il concetto della ex Jugoslavia e il mito che essa aveva rappresentato. Tutti sappiamo com’è andata, ma siamo stati anche nella Sarajevo assediata per tenere viva una luce a cui tutti coloro che erano critici potevano guardare. Abbiamo lottato e continuiamo a farlo”.
Perseguitata sotto Milosevic, ha avuto nel 2004 dalla Hiroshima Foundation il prestigioso premio internazionale per la Pace e la Cultura.
Continua il suo lavoro per la pacificazione e una cultura democratica anche dopo la restaurazione politica serba, seguita all’assassinio nel 2003 del Primo Ministro Zoran Dijndijc.
Primo partner europeo è Il Centro di Ricerca della Università di Roma Museo Laboratorio di Arte Contemporanea (MLAC) diretto da Simonetta Lux ed operante internazionalmente nei luoghi “transizionali” della cultura e della società contemporanea.
Associati in Bosnia Herzegovina sono il Museo di Arte Contemporanea di Banja Luka, il Centro per l’Arte Contemporanea di Sarajevo (SCCA) e la Galleria del Coilegium Artisticum in Sarajevo.
Una fitta rete di Info Points (relativi ad artisti, dibattiti, opere, lavori in corso, trasmissione di Forum e conferenze) è prevista in tutti i luoghi Partners e Associati, ma anche a tappeto in tutte le capitali dei paesi partners (Serbia, Croatia, Slovenia) oltre che in Europa.
Intanto Jusuf Hadžifejzović coltiva il suo tessuto di legami creativi e di progetto, come quello già in atto di una Sub-Dokumenta del “Charlama Project” in Sarajevo, invitando artisti giovani o affermati, nazionali e internazionali, negli spazi disusati messigli a disposizione dal proprietario del grande centro commerciale Skenderijia di Sarajevo.
Una certo eccellente, inattesa, immagine della Bosnia Herzegovina e di Sarajevo si presenta e si costruisce così, verso un’Europa ancora troppo disattenta e distratta.
Ma perché non rileggere i tanti testi eccellenti, come Il tunnel di Sarajevo, Il conflitto in Bosnia-Erzegovina: una guerra psichiatrica, a cura di Angelo Lallo e Lorenzo Torresini (2004).
Benvenuti invece.

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Simonetta Lux, ordinario di Storia dell’arte contemporanea all’Università la Sapienza di Roma, Direttore del Centro di ricerca MLAC (Museo Laboratorio di Arte Contemporanea) della Sapienza, coordinatrice tra l’altro di una equipe di Ricerca e Studi Transizionali (Cuba, Senegal, ex-Jugoslavia) è stata invitata, il 14 e 15 dicembre 2009, al Forum di progetto per la realizzazione della Biennale Of Contemporary Art, D-O ARK Underground, D-O ARK (Sarajevo, Bosnia Erzegovina) e all’apertura del Bunker antiatomico di Konjic, che sarà la prima sede di una esposizione della Biennale (prevista per il 2011).
Il Centro MLAC Sapienza sarà uno dei Partners internazionali.
Simonetta Lux ha pubblicato Arte Ipercontemporanea. Un certo loro sguardo….(Gangemi, 2007/2008). 

Jusuf Hadžifejzović
, artista di fama internazionale (1956) della Bosnia Herzegovina, icona della ricerca artistica indipendente e democratica. 
Doppio passaporto Belga e Bosniaco, studi internazionali, pacifista e accolto dall’intellighenzia belga durante la guerra criminale e genocida creata da Slobodan Milosevic (1992-1995). Ha esposto in Musei e gallerie Internazionali (Vienna, Amsterdam, Roma etc.) o Nazionali, ha rappresentato la Bosnia Herzegovina nel 2003 alla Biennale di Venezia. Lavora insieme a molti altri intellettuali, direttori di giornali, filosofi, artisti della ex-Jugoslavia già noti internazionalmente prima del 1992 e mai separatisi, per ricostruire nelle nuove generazioni un senso democratico di appartenenza politica e culturale e di tolleranza (il filosofo Senadin Musabegovic, il portale giornalistico culturale Depo Portal di Jasmin Durakovic, il direttore dei programmi giovanili della TV Federale Boris Šíber, molti artisti e critici). Un tessuto di legami creativi e di progetto che già sta portando avanti nella idea di una Sub-Dokumenta del “Charlama Project” in Sarajevo, invitando artisti giovani o affermati nazionali e internazionali, negli spazi disusati messigli a disposizione dal proprietario del grande centro commerciale Skenderijia di Sarajevo.
Sua l’idea e la richiesta al Ministero degli Interni di aprire alla cultura e alla conoscenza pubblica gli spazi mai usati del Bunker antiatomico fatto costruire da Tito tra il 1953 e il 1979 e dedicarli come primo step internazionale della futura II Biennale Internazionale d’Arte di Sarajevo (2011).
Ha attualmente in corso una mostra a Roma, nell’ambito del ciclo Arte Ipercontemporanea, a cura di Simonetta Lux e Domenico Scudero,Depotgraphia Roma, installazioni, 2009, MLAC Sapienza, Roma (© foto Claudio Abate) e le performance demonstration, Life is Life for Günter Paul, la prima tenutasi al MACRO c/o MLAC, Roma, (© foto Claudio Abate ) e la conclusiva, nell’ambito del finissage, che si terrà nell’aula Magna della Sapienza, sotto l’affresco di Mario Sironi del 1935 (L’Italia tra le Arti e le Scienze).
Si terrà inoltre nell’ambito del Dottorato in Storia dell’arte e dei Master per Curatori di Arte Contemporanea della Sapienza Università di Roma una Masterclass, relativa al progetto di rinascita democratica artistico culturale, promosso da Sarajevo in Bosnia Herzegovina.


Bunker anti-atomico di Tito, Konjic (Sarajevo,Bosnia Herzegovina), 14 dicembre 2009, foto Simonetta Lux

Dall’alto:
Corridoio dell’anello a U
Salone stampa e riproduzioni;
Bunker, macchinari
Bunker, centraline telefoniche
Bunker, macchinari
Bunker, sala riunioni
Bunker, porta blindata
Bunker, attrezzi
Mappa del bunker
Jusuf Hadzifejzovic
Macchinario condizionamento
Corridoio ingresso all’appartamento di Tito
Uno degli ambienti riposo
Corridoio uffici
Arredo interno
Sala telescriventi
Konjic, arrivo al bunker