Nuovamente all’Avana per seguire una ricerca sulla performance in America Latina.
Qui la Galleria Fayad Jamis del quartiere Alamar, già nota per essere lo spazio più dinamico del popoloso quartiere dell’Habana del Este, ospita un’ampia mostra di un gruppo di artisti della comunità haitiana di Santiago di Cuba, la città più caraibica, più calda, più negra ed orientale dell’isola.
Uno spazio enorme di tre sale, una terrazza esterna e un giardino, occupato da costruzioni di legno e pietra, installazioni di terra e ossa, manifesti pubblicitari e piante, bambolette voodoo e riti creoli.
Il collettivo di artisti che propone questa vasta installazione si chiama Taller Experimental Ennegro, e porta per la prima volta fuori dalla sua comunità un lavoro di recupero e narrazione della propria identità culturale: Mama Tierra.
Sono accompagnata in una capanna costruita con legna, ossa, pelli di animali e pietra.
Mi spiegano che si tratta della visione poetizzata di una vera costruzione religiosa voodoo. Entro, e mi trovo davanti a un sacerdote che parla in creolo. Capisco solo qualcosa: il creolo è un misto di francese, spagnolo e la lingua tradizionale haitiana. Il sacerdote mi accoglie con gentilezza e distacco. Prima di potermi sedere in circolo con altri visitatori, devo pulirmi: cospargo accuratamente di colonia collo, mani, braccia e gambe. Lentamente, con attenzione, marcando ogni minimo movimento con meticolosità. Dopo le abluzioni mi siedo ed ascolto il cenacolo che si è formato parlare, cantare e fumare la pipa mentre di tanto in tanto il sacerdote plasma ed accende delle candele. Il rito voodoo è un incontro conviviale, innaffiato da una bottiglia di distillato alle erbe che il sacerdote beve due volte prima di fare il gesto di passare ai convenuti, per poi riprenderlo, bere di nuovo e la seconda volta sì, lasciarlo finalmente in mano al vicino.
Camillo Rivero Fis e luis Alberto Guillot Gonzales sembrano prestare attenzione alla mia curiosità.

Lucrezia Cippitelli: Sono incuriosita da questo lavoro, così attento ai particolari, legato al recupero, della natura e della propria tradizione.
Taller Experimental Ennegro: Abbiamo lavorato sul concetto della Natura e della Terra, entità fondamentali per l’esistenza della specie umana e nello stesso tempo così disumanizzate a causa dell’abuso e del consumo delle risorse naturali operato dall’uomo.
La guerra, l’inquinamento, la mancanza di rispetto stanno uccidendo Madre Terra e l’uomo la sta vedendo implodere senza aver preso coscienza della sua importanza.

L.C.: Come lavorate?
T.E.E.: Ogni nostro lavoro parte dalla tradizione voodoo, è un recupero di questa tradizione che sta sparendo lentamente dalla nostra comunità, e dalle comunità haitiane sparse nel mondo in generale, per dare spazio alla modernità. Quest’azione di recupero nella società contemporanea ha un significato anche teorico a nostro parere fondamentale: l’accettazione acritica del nuovo in opposizione alla tradizione ed alle proprie radici non è segno di emancipazione; l’idea positivista di evoluzione è sbagliata se significa azzeramento della propria storia. Il mondo contemporaneo ha bisogno di essere saldamente fondato anche su un modello culturale come il voodoo, che ad esmpio insegna il rispetto per la Terra.
Le forme estetiche della nostra tradizione sono il riflesso dell’impianto filosofico della nostra cultura: con le nostre installazioni rendiamo tangibile un modello di vita alternativo. Usiamo elementi naturali, pietra, legno, acqua, terra, e ossa con questi costruiamo delle installazioni che rispecchiano le nostre architetture tradizionali, le costruzioni sacre, le forme degli animali, l’aspetto naturale del pianeta.

L.C.: Vorrei sapere qualcosa di più sulla vostra comunità, sulla storia dell’insediamento haitiano qui a Cuba, e sull’attività del vostro collettivo.
T.E.E.: Viviamo nel villaggio di Rio Cauto, vicino a Santiago di Cuba, che a partire dalla fine dell’Ottocento ha accolto la prima immigrazione di haitiani. Noi facciamo parte di questa comunità, ne siamo i discendenti, e dopo l’Accademia abbiamo deciso di indagare più a fondo sulle nostre radici culturali, per capire quali realmente fossero. Ci siamo resi conto che il voodoo può essere un modello culturale alla pari di qualsiasi altro modello culturale contemporaneo, e la condivisione di questo sistema filosofico può rispondere a parecchi quesiti che il modello di vita occidentale non è in grado di risolvere.
Abbiamo costituito così un’associazione che attraverso una serie di progetti potesse anche aiutare la nostra comunità, che si sta disperdendo a causa dell’emigrazione verso centri urbani più grandi, a sopravvivere, a mantenersi economicamente e ad acquistare una propria dignità culturale.
Uno dei nostri primi progetti, di cui qui vedete la riproduzione in forma di planimetria, si chiama il Vevé de Afà. Si tratta di un parco naturale che abbiamo istituito per preservare una zona circostante la sorgente il Rio Cauto, il fiume intorno a cui si è formata e vive la nostra comunità. Il parco, che comprende l’installazione di una serie di nostre sculture, è anche un ente promotore di iniziative culturali volte al recupero ambientale della zona: crea lavoro per i membri della nostra comunità che in questo modo non sono obbligati ad emigrare. Fanno parte del progetto anche quattro sacerdoti voodoo che istituiranno nel parco degli spazi finalizzati alla comunicazione ed al racconto: secondo la nostra tradizione sono loro che ascoltano i problemi degli abitanti della comunità e danno consiglio, condividono le esperienze ed i saperi e fanno in modo che la nostra identità culturale non si disperda.

L.C.: Nei film il voodoo è sempre un rito sanguinario fatto da persone in trance che si bagnano del sangue di una gallina sgozzata…
T.E.E.: Lo sappiamo bene, ed è proprio questa visione da film hollywoodiano che vogliamo contestare: crea solo paura e la paura è il primo passo verso il controllo sociale… Vorremmo che si riuscisse a capire che un modello religioso diverso da quello maggioritario ha il diritto di esistere, di essere autonomo e di dire la sua sul mondo. Tutto questo senza essere scollegati dal mondo contemporaneo che è quello in cui viviamo: la tradizione voodoo ci dà una forma mentis, che ci induce a guardare le cose quotidiane con altri occhi: se qualcuno ci ascoltasse saprebbe che oltre a organizzare riti siamo anche contrari alle guerre e soprattutto ai bombardamenti sui civili che non hanno modo di difendersi…

L.C.: Quante persone coinvolge il vostro collettivo?
T.E.E.: Siamo sette artisti, quattro sacerdoti ed una banda musicale che lavora con strumenti tradizionali composta di dieci persone.
Lavoriamo quasi sempre tutti insieme: la nostra pratica artistica coinvolge non solo la scultura, la pittura e l’installazione, ma soprattutto le performances.
Organizziamo eventi religiosi e conviviali che per un periodo determinato trasformano gli spazi messi a nostra disposizione: vere e proprie installazioni che culminano con un rito religioso vero.
Mentre il gruppo musicale suona, gli spettatori sono prima invitati a partecipare alla festa che culmina con l’ingresso in una capanna come questa. Lì il sacerdote li aspetta e condivide con loro la sua saggezza e la nostra storia.

 

Il Taller Esperimental Ennegro
di Lucrezia Cippitelli

ll Taller Experimental Ennegro nasce nel 1995 come spazio di incontro tra diversi artisti già attivi dall’inizio degli anni Novanta nella comunità haitiana della zona di Palma Soriano, nella provincia di Santiago de Cuba. Qui, dalla fine dell’Ottocnento, si stabilirono gruppi di profughi haitiani sfuggiti alla schivitù, che fondarono le più popolose comunità haitiane dell’isola, ancora presenti nelle cittadine di Ramón de Guaninao, Cauto Embarcadero, Río Yara e Río Cauto.
Il Taller si configura da subito come laboratorio che lavora come centro di ricerca, di studi e di diffusione della cultura voodoo (che a Cuba viene chiamato Vudù ed il cui significato è assimilato al contetto di “spirito”), cultura identitaria e originaria ereditata dai primi fondatori di queste comunità haitiane.
Gustavo Rodríguez Calderón, Jhosvany Milanés Carbonell, Luis Alberto Guillot González, Camilo Rivero Fis, Carlos Enrique Isaac Nueva, Beatriz B. García Nieto, Rafael E. Leyva Figueroa e Juan Bautista Castillo Poll sono i principali animatori del gruppo, provenienti da discipline e formazioni diverse (sono pittori, psicologi, promotori culturali e attori teatrali). Dal 1995 il gruppo ha partecipato a diverse mostre nella regione di Santiago per essere poi presentati nel novembre 2003 alla VIII Biennale dell’Avana. Insieme all’attività propriamente artistica e curatoriale, il Taller Experimental Ennegro si sta impegnando nel recupero di un’intera zona naturale vicina al villaggio del Río Cauto, sempre nella provincia di Santiago, in cui l’ecosfera rischiava l’implosione a causa dell’inquinamento. Il progetto, chiamato El Vevé de Afà (Il disegno della Natura nella lingua creola) che prevede la creazione di un parco naturale protetto, un vero e proprio progetto di eco-arte ed economia sostenibile.