Biografia di Laura Palmieri

di Simonetta Lux

Laura Palmieri è nata a Napoli il 15 novembre 1967, vive e lavora a Roma.

Maturità in Arti Applicate all’ I.S.A. di Roma “Silvio D’Amico” e diploma Accademia di Belle Arti di Roma nella sezione di Pittura con tesi di diploma su Carla Accardi (che la vuole nella sua Collezione di artisti 2000, Palazzo delle Papesse a Siena). Realizza in più cicli di opere il suo modo di essere pittrice: unisce l’idea del dipingere alla esplorazione concettuale e malinconica di tutti i modi e supporti –antichi e nuovi- di produzione, di trasmissione e racconto dell’immagine. Nel 1993 è iscritta tra le figure artistiche emergenti da Paolo Balmas (galleria Roma&Arte) e nel 1994 da Federica Di Castro e Pierre Restany (Lubiana, Biennale Internazionale della Grafica), dalla galleria Autorimessa di Matteo Boetti nella collettiva What’s your petrol, Roma e da Francesca Pietracci (Lo spazio virtuale). Nel ciclo delle Variazioni minime (anni 1994-2000) è seguita da Cecilia Casorati (1996, Museo Sperimentale d’Arte Contemporanea, L’Aquila), Simonetta Lux (1997, galleria Altri Lavori in Corso, Roma) ed altri critici della sua generazione. Negli anni caratterizzati da questo ciclo di produzioni digitali dell’immagine e dipinti a ink jet o acrilici, inizialmente su carte e poi su altri supporti fino al vetro e alla tela, Laura Palmieri è invitata a numerose mostre o eventi collettivi che coinvolgono anche poeti, musicisti, scrittori (1996 Natura naturans, catalogo e mostra a cura di Maria Campitelli, Museo di Storia Naturale, Trieste; 1999 Babele V, a cura di Jürgen Schilling e Tania Lelgemann, Accademia Tedesca, Villa Massimo, Roma; 2000 Hipersuoni, a cura di Adriana Martino, S. Benedetto in Perillis a L’Aquila; 1998 Lavori in corso 3, a cura di Giovanna Bonasegale, testi in catalogo di Simonetta Lux e Carolyn Christov-Bakargiev, Galleria Comunale di Arte Moderna e Contemporarea Roma).

Finita l’epoca delle tendenze e dei manifesti, negli anni ’90 di interesse sono i progetti di gruppo di cui Laura è promotrice insieme ad altri artisti e critici romani della sua generazione, una generazione che è concettuale e postmoderna. Nel 1995 è tra i promotori di A regola d’arte, progetto di diffusione di incontri teorici, avanzato insieme ad altri artisti a Palazzo delle Esposizioni, Roma. Il progetto viene poi realizzato in diverse sedi, come: Tuscania Festival ’96 (A regola d’arte) a cura di Simonetta Lux e Lorenzo Mango; sempre nel 1996 all’ Università degli Studi della “Tuscia”, Viterbo Prima prova per una spettacolarizzazione: ovvero comunicazione non verbale del processo creativo a cura di Simonetta Lux; presso la Biblioteca dei Ragazzi, Roma Centomila miliardi di poesie (A regola d’arte) seguito da Cesare Pietroiusti; nel 1997 Space invaders (A regola d’arte) Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università “La Sapienza”, Roma. Partecipa inoltre nel 1998 al Progetto Oreste 1, promosso dall’Associazione Zerynthia (Foresteria di Paliano, Frosinone) e nel 1999, sempre nell’ambito del Progetto Oreste, cura Arte a tutto vapore alla Biennale di Venezia. Dopo gli anni ’90 Laura Palmieri attiva una rete di legami e scambi con poeti e scrittori italiani, un esigenza di vasi comunicanti e di nuovi sguardi relazionali e creativi: Beppe Sebaste (1997 Muybridge horses, a cura di Silvia Bordini, Empiría, Roma; 2007 Introspettive, doppia personale a cura di Virginia Villari, spazio Punctum, Roma; 2014 Obiqua, galleria La Nube di Oort, Roma), Fulvio Abbate (2009 galleria Monserrato arte 900, Roma), Maria Ida Gaeta (2011 Romanesca 3, Casa delle Letterature, Roma), Antonella Anedda e Niccolò Ammaniti (1996 MaschileFemminile&Co, a cura di Arianna Di Genova ed Elena Scoti, galleria Il Manifesto, Roma) e Valerio Magrelli (2001 testo introduttivo a Visita Guidata, a cura di Gianluca Lipoli e Emanuela Nobile Mino, Calcografia Nazionale, Roma). Rapporti che erano stati peculiari degli anni delle neoavanguardie romane degli anni ’60, interrotti nel ventennio successivo. Col quinquennio delle pitture dette Svuotamenti si ha, verso la fine del millennio, l’apertura niente affatto patetica, anzi un po’ gentile, sull’ennesima crisi della condizione del soggetto ed una operazione progressiva di riduzione dell’immagine. L’immagine dell’oggetto e l’immagine della parola sono pensate fluttuanti e, per assurdo, riordinabili: si tratta di una tematica inaugurata appunto nel 2001 con le rielaborazioni affidate da Gian Luca Lipoli a molti artisti tra cui Laura Palmieri, e nel 2008 con Contiene Arte (Concorso di poesia), a cura di Simona Cresci (da un’idea di Lipoli stesso di porre alla Garbatella nel parco di Villa Magnaghi a Roma un container sui generis, per una diffusa azione dell’arte).

A questi temi, al vuoto e all’ombra (delle parole, degli oggetti, degli spazi) sono dedicate le ricerche e le mostre più recenti attraverso un disegnare e una pittura su supporti leggerissimi o pesantissimi, su carta, su muro, su trasparenti. Nel 2010 Laurae Bestiarium (a cura di Antonella Greco, galleria Giulia, Roma), Ghost Society (a cura di Maurizio Stazi, con una postilla di Enzo Mazzarella, Studio d’arte la Margherita, Roma), Departures (a cura di Paola Donato e Loris Schermi, in collaborazione con Mu.ga.+Merzbau e galleria Tampopo, Avignone). Nel 2011 Sulle scale, progetto di pittura murale realizzato con gli studenti della Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali della Tuscia, insieme al libro e a cura di Patrizia Mania (Viterbo). Nel 2014 Obiqua, alla galleria Nube di Oort di Cristian Stanescu e nello spazio “Interno 14” di Luigi Prestinenza Puglisi.

Laura Palmieri, pur invitata in luoghi prestigiosi dell’arte internazionale (L’Avana nel 1997, Venezia Biennale nel 1999, Salonicco nel 2000, Seoul nel 2004, Avignone nel 2010) collabora a diversi progetti che comportano un alleggerimento ed un ripensamento dei modi e del ruolo dell’arte. Partecipa al più radicale di questi, 3500 cm² , ideato da Lorenzo Benedetti (manifesto, 3500 cm² #39 Rialto Santambrogio/Roma- realizzato poi ad Assab One/Milano e American Academy, Roma) e soprattutto a realizzare Laboratori di studio e dibattito a diversi livelli. Eccellente quello di tutoraggio nell’ambito del master “Curatori di Arte Contemporanea “ della Sapienza di Roma, negli anni della Direzione del Museo Laboratorio di Arte Contemporanea di Simonetta Lux. Ha collaborato a Polvere negli occhi, realizzazione di una collezione permanente di arte contemporanea Liceo Scientifico Bafile, a cura di Licia Galizia (L’Aquila).

 

Laura Palmieri si è fatta catturare dall’entusiasmo di due importanti personalità della cultura: Cristian Stanescu e Luigi Prestinenza Puglisi. Obiqua è il titolo della mostra (14 marzo-3 aprile 2014) che si è tenuta contemporaneamente presso la prestigiosa galleria “La Nube di Oort” del fisico teorico Cristian Stanescu e lo studio/galleria di Roma “Interno 14” diretto dall’architetto Luigi Prestinenza Puglisi e sede dell’AIAC. Associazione Italiana di Architettura e Critica” – nell’altro lato della centrale Piazza Vittorio.La mostra di Laura Palmieri vede la pubblicazione di un catalogo bilingue delle edizioni la nube di oort, con testo di Simonetta Lux Arte obiqua di Laura Palmieri: la preda sfuggita, che ripubblichiamo qui, ed dello scrittore Beppe Sebaste Il Vecchio col Piccione (Conversazione con Laura Palmieri). Sono stati presentati inchiostri o chine su tela di grandi dimensioni nella galleria “La Nube di Oort”,  mentre nello spazio “Interno 14” l’artista ha eseguito disegni parietali a grafite (secondo una prassi da lei iniziata alcuni anni fa a L’Aquila e nelle architetture dell’università della Tuscia), insieme ad altre sue peculiari opere su carta. Interno 14 ha pubblicato un libro nella sua collana on-line presS/Tletter, con altre immagini http://presstletter.com/2014/03/obiqua-di-laura-palmieri-catalogo-della-mostra/.

Intervista di Luisa Galdo

Luisa Galdo: Nel catalogo della tua ultima mostra, la personale alla Galleria “La Nube di Oort” a Roma, Obiqua, la curatrice Simonetta Lux, conclude il suo intervento chiedendosi :“ma la carne, il corpo, l’uomo: che cosa gli è stato fatto, dove è, che pensa?” Effettivamente le opere presentate sono tutte costituite da pezzi di città, di monumenti e di animali per lo più esotici. Perchè un’artista impegnata politicamente come te decide di mostrare solo una “traccia” dell’umano?

Laura Palmieri: In questi anni la mia riflessione è stata sui luoghi, come i porti, dove l’umano c’è, però non è presente fisicamente ma con lo sguardo. Non voglio che l’uomo guardi l’uomo, la vedo come una forma di pornografia. Ma è il suo sguardo sugli spazi aperti. La sua presenza è iscritta nell’opera attraverso il suo sguardo.

L.G.: Una sorta di soggettiva, volendo utilizzare il linguaggio cinematografico, dove il punto di vista della macchina da presa coincide con quello del personaggio. Quindi non uno sguardo sull’uomo ma  uno sguardo dell’uomo, che spesso è ricambiato perchè molti di questi animali ci guardano, guardano il fruitore.

L.P.: Esatto, quello che voglio mettere in evidenza è uno sguardo sullo sguardo di chi osserva.

L.G.: La coesione di queste “tracce” della civiltà, pezzi di città e monumenti, con gli animali creano un’immagine di un paesaggio post apocalittico, la natura che riprende il sopravvento, un ritorno alle origini dove gli animali posso ritornare ad abitare questo pianeta liberamente, rimpossessandosi degli spazi, però modificati dall’uomo, quella che si presenta è una realtà diversa, costruita e non più selvaggia. Ma chi sono questi animali? L’essenza dell’umano sopravvissuta alla sua superficialità? E riescono gli animali a adattarsi a questa nuova realtà?

L.P.: Da qualche anno sto utilizzando gli animali nei miei lavori, animali che abitano una realtà che non è consona al loro contesto abituale, ma abitano dei monumenti, una realtà modificata dall’uomo dove sono costretti a adattarsi, quello che facciamo noi con la nostra stessa animalità, addomesticandoci. Ricordiamo poi che un tempo, le città erano piene di animali, i cavalli, le pecore e cosi dicendo, inoltre erano strutturate in funzione del loro passaggio. Oggi ne troviamo pochi e la maggior parte sono cani addomesticati negli appartamenti. La fauna è totalmente scomparsa, mentre sulla flora si fanno grosse speculazioni.  In più c’è una perdita del nostro istinto primordiale, quell’istinto che ci dà la spinta a lottare per la sopravvivenza, ci sentiamo demoralizzati per come stanno andando le cose nel nostro paese e forse bisognerebbe impossessarsi di nuovo di quell’aspetto primitivo per poter lottare e non arrendersi . Quindi da un lato gli animali rappresentano proprio questa perdita, ma dall’altro sono gli unici abitanti possibili di queste città, è l’unico aspetto umano che deve e può sopravvivere in questa città.

L.G.: Hai parlato della speculazione sulla flora, l’ultimo intervento che hai fatto Veduta dal mare riguarda proprio questo, gli abitanti di Ostia, un quartiere di Roma, ai quali è sottratta la vista e il diritto di accesso al mare. L’iniziativa è parte integrante della battaglia politica “La Breccia di Ostia” condotta dall’associazione Radicali Roma e dall’associazione Mare Libero. “Il mare è di tutti i cittadini. Nessuno deve chiuderlo. Il lungomuro deve essere abbattuto”.

L.P.: Questo lavoro è un omaggio a Cloti Ricciardi, perchè è un’artista dello sguardo, è colei che mi ha fatto sempre pensare di vedere le cose con diverse prospettive. Per questo lavoro ho creato un’asta estendibile con uno specchio tondo all’estremità, posizionandoti con le spalle al muro, fatto di lidi, allungando il braccio verso l’alto hai la possibilità di vedere il mare. Ostia è un riferimento importante anche storicamente era il porto di Roma. Negli ultimi anni ci sono stati degli investimenti per crearne una ridente cittadina sul mare, ma le amministrazioni hanno abbandonato il territorio lasciando costruire un muro lungo il mare chiudendo l’accesso ai cittadini, e limitando la vista del mare. Negli anni 80 un prefetto aveva dato corso l’obbligo di legge dell’accesso al mare. Ma nessuno si è impegnato di far smantellare questo muro di lidi. E’ stato creato anche un piano regolatore, “Orlando”, negli anni 30, che prevedeva la costruzione delle abitazioni vicino al mare lungo linee  diagonali per garantire la vista sul mare da tutti gli edifici. Ma come capita spesso in Italia la cattiva amministrazione ha danneggiato il paesaggio e lo sguardo di chi vive in questa zona. Immagino i bambini che vivono in una zona di mare senza avere la possibilità di vederlo. Gli anziani che devono camminare lungo un muro di costruzioni bizzarre. Con questa lotta siamo riusciti ad aprire due varchi larghi un metro, ma ovviamente è una soluzione  irrisoria.

L.G.: Come si fa una lotta pacifica?

L.P.: Ti porto un esempio, Alemanno ha buttato giù le case dell’Idroscalo di Ostia, una zona abusiva, portando ruspe e quanto altro distruggendo la vita di persone che da quaranta anni abitavano li. L’attacco viene fatto sempre a persone che non sono in grado di reagire, perchè non ha fatto lo stesso con il lungomare trasformato in lungomuro? Perchè ci sono interessi che non vengono toccati. Bisogna avere una conoscenza dei propri diritti, e soprattutto collaborare tutti insieme.

L.G.: Parliamo del tuo lavoro con i Radicali.

L.P.: I radicali si occupano dei diritti umani fondamentali. Cercano di risolvere le problematiche della legalità perchè è attraverso la legalizzazione che si può garantire una migliore gestione governativa. Ho sentito in questi anni la frustrazione, il disagio della situazione socio politica, in qualità di artista ho avvertito la responsabilità ed il dovere di fare qualcosa. Ma ci sono diversi modi per farlo, ad esempio uno dei problemi che abbiamo oggi in Italia è quello dell’integrazione tra diverse etnie.

L.G.: Quale è in questo senso, qui a Roma, uno degli esempi più significativi di tentare l’integrazione interetnica anche attraverso la cultura?

L.P.: Metropoliz (MAAM-Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz) è un progetto (coordinato dall’antropologo Giorgio De Finis) che nasce dall’integrazione di varie famiglie, di varie etnie, con una realtà dell’arte: è esemplare come gli artisti riescono a coinvolgerle. E non capisco perché questa realtà, di convivenza, integrazione e scambio culturale, forse unica in tutta Europa, non venga sostenuta con progetti istituzionali ma lasciata in uno stato di precarietà; ogni giorno c’è la possibilità dello sgombero.  Purtroppo questo è un paese che non dà rispetto e dignità alle minoranze.

 

Dall’alto:

Laura Palmieri, Perché possiamo dirci africani, Saccargia Zebre, 2012 Indian ink on canvas 70×70 cm Photo by Giorgio Benni

Laura Palmieri, Suricato nuragico, 2012 Indian ink on paper 30×30 cm

Laura Palmieri, Orso Bianco su Tomba del Fornaio, 2012 Indian ink on canvas  95×95 cm  Photo by Giorgio Benni

Laura Palmieri, Lupo su Palazzo della Civiltà,  2014 Indian ink on canvasv  40×40 cm Photo by Giorgio Benni

Laura Palmieri, Madre Orsa aiuta Orsetta a salire sull’ICEBERG (Termini), 2012 95×95 cm Photo by Giorgio Benni

Laura Palmieri,  Veduta del mare che adesso (non) esiste #2 Omaggio a Cloti Ricciardi, 2014. Cartolina realizzata dalla artista per LA BRECCIA DI OSTIA. Veduta del mare che adesso (non) esiste, un edizione di cartoline d’artista per Ostia e il suo mare, sottratto alla vista e al diritto di accesso. A cura di Ilari Valbonesi.