Time and a Half                           

HaMidrasha School of Art Beit Berl College, Israel

Oscar Abosh, Tzion Abraham-Hazan, Boaz Arad, Guy Ben-Ner, Nadav Ben-Nun, Ofri Cnaani, Ben Hagari, Tom Pnini, Mika Rottenberg, Lior Shvil

A cura di Doron Rabina, Ben Hagari, Giorgia Calò                                                

MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea

Università Sapienza di Roma – Piazzale Aldo Moro, 5

Dal 4 al 27 aprile 2012

 

Ancora una volta il MLAC indaga e propone al pubblico le ultime sperimentazioni video internazionali. Dopo la mostra personale di Einat Amir lo scorso anno, l’attenzione è rivolta nuovamente alla video arte israeliana, presentando un Group Show dal titolo Time and a Half di dieci artisti selezionati tra i docenti e i laureati della Scuola Hamidrasha of Art, del Beit Berl College di Israele.

Questa nuova esperienza, che mi vede co-curatrice del progetto insieme a Doron Rabina e Ben Hagari (quest’ultimo sotto la doppia veste di curatore e artista), mi ha permesso di analizzare di nuovo le enormi potenzialità della video arte israeliana. Conosciamo tutti i lavori di artisti del calibro di Sigalit Landau, Yael Bartana e Michal Rovner; così come si conosce l’entità di respiro internazionale della Biennale VideoZone, oggi alla sua quinta edizione, ideata da Sergio Edelstein che è direttore del Center for Contemporary Art di Tel Aviv, recentemente nominato anche curatore del Padiglione israeliano della prossima Biennale di Venezia.

Non si è al corrente però dell’entità di accademie come la Bezalel e l’Hamidrasha che sono tra le scuole d’arte più importanti in Israele e da cui sono usciti i nomi più conosciuti. Le loro attività abbracciano vari campi delle arti visive: dalla pittura alla scultura, dalla fotografia al video, dai media digitali e di animazione al cinema. Quello che contraddistingue queste scuole è il fatto di essersi fondate su una lunga tradizione di arte israeliana, affiancandola alle nuove tendenze sia nazionali che internazionali.

Questa mostra ha lo scopo di presentare i lavori video di dieci artisti tra docenti e studenti dell’Hamidrashà, dunque generazioni diverse che, attraverso la loro ricerca, danno luogo ad un’arte creativa, ambiziosa e dinamica di forte interesse, mettendo in luce temi di rilevanza universale.

Mentre Boaz Arad (1956) indaga la storia da un punto di vista personale con Kings of Israel in cui emergono dramma e suspance; Nadav Ben-Nun (1982), il più giovane del gruppo, con Poetry Meant to Kill da luogo ad una situazione domestica in cui lo humor è il trait d’union tra parola, immagine e suono.

Oscar Abosh (1973),che presenta Hebron Road Under the Bridge, immortala spaccati di vita in cui gli stranieri e i turisti sono al centro del suo interesse; mentre Lior Shvil (1971) che presenta In Whatever Time, attinge dalla memoria collettiva, ispirandosi prevalentemente alla televisione e al cinema.

Nel gruppo compaiono anche artisti che lavorano con diversi media come Tzion Abraham-Hazan (1983) che presenta Salit in cui preformance, video, animazione e suono confluiscono tra loro; Ben Hagari (1981) con Invert ritrae un mondo capovolto in cui l’inanimato e l’umano si basano su una logica di colori complementari e giochi di luci-ombra invertiti tra loro; Tom Pnini (1981) presenta invece Vulcano, un video diviso in quattro inquadrature frontali che conferiscono all’immagine un’illusione tridimensionale; mentreGuy Ben-Ner (1969) presenta Second Nature, un video in tre parti in cui si confondono i confini tra realtà e finzione. Le uniche due donne del gruppo sono Ofri Cnaani (1975), che con Oasis da vita ad un processo narrativo che diviene il soggetto stesso della storia; e Mika Rottenberg (1976) che raffigura con Sweat Fried una sequenza stretta di azioni estreme eseguite da alcuni performer.

Dalla visione di questa mostra probabilmente si comprenderà come gli artisti israeliani contemporanei lavorino costantemente sul senso e lo spirito del proprio tempo, non solo per l’uso che fanno dei nuovi mezzi espressivi artistici e per le tematiche affrontate, ma anche e soprattutto per la piena consapevolezza rispetto all’importanza che detiene l’immagine in relazione al progresso dei mezzi di comunicazione e alle nuove tecnologie. Malgrado le loro diverse personalità, si possono scorgere tratti in comune che provengono da un patrimonio condiviso, dalle loro origini storiche, sociali e culturali con cui affrontano i delicati rapporti tra luoghi e identità.

 

 

Dall’alto:

Lior Shvil, In Whatever Time, video, 2010

Mika Rottenberg, Fried Sweat, video, 2008

Nadav Ben Nun, Poentry Meant to Kill, video, 2009

Tom Pnini, Vulcano, video, 2008