Spazio, tempo, immagine
CIAC – Centro Italiano Arte Contemporanea
Via del Campanile, 13 – Foligno (PG)
Dal 15 novembre 2009 al 31 gennaio 2010
Info: www.ciacmuseum.org

Note:
(1) Cfr. L’impatto percettivo. II Rassegna Internazionale di Pittura, catalogo della mostra a cura di A. Boatto e F. Menna Amalfi, maggio 1967 e R. Barilli, Lo spazio nella ricerca d’oggi, relazione letta al convegno della giovane critica tenutosi ad Amalfi nella primavera 1967, ora in Id., Informale oggetto comportamento. La ricerca negli anni Settanta, Volume II, Feltrinelli, Milano, 1979, p. 9.

(2) Cfr. G. Celant in Arte povera – Im Spazio, catalogo della mostra, Galleria La Bertesca, Genova, 1967.

(3) L. Vergine, L’annata artistica 1967, in «Almanacco Bompiani», 1968, riportato in Id., L’arte in gioco. La funzione del critico e il ruolo dell’artista. Dal ’68 a oggi vent’anni di critica militante, Garzanti, Milano, 1988, p. 368.

(4) G. Politi, Lo Spazio dell’Immagine, in «Flash», n. 2, luglio 1967, p. 2.

 

Foligno, luglio 1967. Nello storico Palazzo Trinci, al centro della cittadina umbra, apre al pubblico Lo spazio dell’immagine, mostra-sperimento che presenta non opere ma “ambienti”, dando avvio ad un nuovo modo di pensare le esposizioni in relazione ai progetti d’artista.

Foligno, novembre 2009. A più di quarant’anni di distanza, inaugura il CIAC – Centro Italiano d’Arte Contemporanea, con cui la città si dota di un museo di arte contemporanea inserito nel tessuto medievale del centro. Ed è proprio il CIAC a farsi contenitore di una mostra che riedita Lo spazio dell’immagine, riaffermandone l’importanza rispetto agli sviluppi successivi e ri-presentando quegli artisti che, a cavallo tra i Sessanta e i Settanta, seppero rinnovare i linguaggi artistici contemporanei.

Ma partiamo dal principio, ovvero da quell’estate del 1967, estremamente “calda” dal punto di vista espositivo. In primavera c’era stato un anticipo con L’impatto percettivo, mostra tenutasi ad Amalfi in concomitanza con il convegno titolato Lo spazio nella ricerca d’oggi, che già annunciava nuovi interrogativi da parte della giovane critica (1).

A giugno invece è il turno de Lo spazio degli elementi. Fuoco Immagine Acqua Terra presso la galleria l’Attico di Fabio Sargentini a Roma, una mostra che segna il successo degli allora ancor poco conosciuti Pascali e Kounellis. Nei testi di Alberto Boatto e Maurizio Calvesi si avverte chiaro lo spostamento di prospettiva dall’opera al “campo” – per usare una definizione dello stesso Calvesi – oltre alla prepotente entrata in scena del dialogo naturale/artificiale, cui si riferiva il titolo dell’esposizione. Il 15 luglio, due settimane dopo Lo Spazio dell’Immagine, inaugura la VI Biennale di San Marino al Palazzo dei Congressi dal titolo Nuove tecniche dell’immagine, spesso associata all’esposizione di Foligno nelle recensioni critiche dell’estate 1967; con questa condivide infatti un’attenzione (stavolta non esclusiva) all’environment e alle strutture nello spazio, cui è dedicata una sezione apposita. Infine, a settembre, compare per la prima volta la denominazione di Arte Povera nel titolo della mostra Arte Povera – Im Spazio, ospitata dalla Galleria La Bertesca di Genova e curata da Germano Celant. Il concetto di “im-spazio”, riferito ad un nucleo di artisti distinti dai nascenti “poveristi”, era stato adoperato in precedenza dal critico proprio nel saggio pubblicato nel catalogo di Foligno, per descrivere la tendenza delle immagini “a farsi spazio, ad integrarsi nei sistemi linguistici dell’architettura e dell’urbanistica”. (2)

Questa breve carrellata mostra il ruolo sempre più rilevante che il momento espositivo andava assumendo nel processo critico e nel consolidamento di determinate ricerche artistiche. Scriverà Lea Vergine nell’Almanacco Bompiani del 1968: “In quanto ai costumi che regolano le grandi mostre a carattere nazionale ed internazionale, va osservato che il numero delle rassegne critiche comincia ad aver ragione delle rassegne impostate sul banale ragguaglio collettivo, qualunquisticamente aperto a tutte le presenze” (3).

La mostra si afferma come momento fondamentalmente critico, che pertanto poggia su solide basi di ricerca nel tentativo di mettere on display le problematiche e gli artisti del momento.

Lo spazio dell’immagine del 1967 è per questa ragione uno degli eventi più interessanti della storia espositiva italiana del secondo dopoguerra. Perfettamente in linea nel mostrare quello che era il panorama artistico italiano del momento, presentava inoltre l’insolito connubio di storico e contemporaneo, con i giovani artisti chiamati a progettare “ambienti” nei saloni trecenteschi di Palazzo Trinci.

L’importanza dell’impatto che ebbe la mostra trova conferma nella ricca rassegna stampa ad essa dedicata; non solo le riviste di settore – uno speciale di 3 pagine pubblicato sul secondo numero di “Flash” (poi “Flash Art”), l’articolo di Trini su “Domus” e quello di Celant in “Biennale di Venezia”, per citarne solo alcuni – ma anche i quotidiani locali, che rilevavano un crescente interesse e curiosità da parte della cittadinanza locale.

Una sfida ampiamente vinta, che la mostra inaugurale del CIAC Spazio, Tempo, Immagine intende a suo modo ricordare. Non si tratta però, come sottolinea il curatore Italo Tomassoni, di una ri-edizione filologica; al fianco degli artisti consacrati dalla mostra del ’67 trovano posto anche gli “esclusi” di Foligno, Kounellis e Schifano su tutti, ma anche Boetti, Pisani, Paolini, De Dominicis, personaggi di assoluta rilevanza nel contesto artistico di quegli anni. Ad accompagnare la mostra, un catalogo (edizioni Skira) ricco di documenti storici che pubblica nuovamente i testi del ’67 e riporta la descrizione di tutti i lavori presentati.

L’allestimento nel white cube interno – in contrasto con l’architettura scura che si vede invece dall’esterno – sembra mettere a confronto, sulle due pareti opposte, i grandi “insiemi” presenti nella mostra storica; da una parte le ricerche cinetiche (Alviani, Boriani, Chiggio, De Vecchi, Gruppo MID), dall’altra la Scuola di Piazza del Popolo (Angeli, Biasi, Festa, Schifano) con i poi protagonisti dell’Arte Povera (Pascali, Gilardi, Kounellis, Prini).

Di alcuni artisti è possibile vedere proprio le opere esposte in occasione de Lo Spazio dell’Immagine: i Cinque pozzi di Michelangelo Pistoletto (che allora specchiavano gli affreschi trecenteschi di Palazzo Trinci), la foresta in metacrilico di Gino Marotta, l’In-cubo di Luciano Fabro.

Non mancano le presenze storiche già tali alla mostra del ’67: Ettore Colla, di cui veniva allestita una mostra di sculture nel cortile, e Lucio Fontana, considerato nume tutelare dell’esposizione per aver già realizzato l’Ambiente spaziale a luce nera nel 1949. A questi la mostra del CIAC aggiunge Alberto Burri, Francesco Lo Savio e Piero Manzoni, rappresentati da opere particolarmente significative nel loro percorso, in grado di mettere in luce l’influenza che questi artisti ebbero sulle ricerche contemporanee e successive.

Un unico, grande spazio vede convivere quindi i grandi protagonisti dell’arte italiana degli anni ’60; un solo colpo d’occhio riunisce visivamente le varie sperimentazioni con un approccio più “museale” rispetto alla separazione degli ambienti in atto a Palazzo Trinci nel 1967.

Non solo spazio, ma anche tempo. La seconda sezione della mostra – che continua al piano inferiore del CIAC – si riferisce ad un’altra esposizione, Il tempo dell’immagine, realizzata sempre a Foligno nel 1983 e curata dallo stesso Italo Tomassoni.

Rispetto agli ambienti del 1967, si avverte chiara l’inversione di tendenza; predomina infatti un ritorno alla pittura e alla figurazione, in linea con l’esplosione della Transavanguardia. Gli artisti in mostra sono Barni, Bartolini, Di Stasio, Mariani, riproposti al CIAC e chiamati a convivere con le ricerche più recenti che utilizzano il video e la fotografia come mezzi d’espressione. In quest’ultima parte del percorso espositivo troviamo Mario Giacomelli, Oliviero Toscani e Gabriele Basilico – quest’ultimo in mostra con una serie presentata anche ad Italics nel 2008 – oltre alla grande proiezione di Grazia Toderi che, con il suo moto rotatorio, suggerisce un senso di vertigine e sospensione.

Un finale che vuole presentare gli esiti di ricerca più recenti sulle categorie di spazio e tempo ma anche sul concetto di rappresentazione; dallo spazio esperito, il “campo”, della mostra del ’67, si assiste al ritorno della figurazione – con l’immagine nuovamente bidimensionale – e poi allo spazio “ricreato” grazie alle nuove tecnologie. Un percorso assolutamente complesso che nella mostra al CIAC è rievocato per tappe, senza pretese (ma sarebbe assurdo il contrario) di esaustività.  

Al di là delle presenze e delle opere, ciò che è emblematico in questa mostra è la volontà di storicizzare non tanto gli artisti, protagonisti indiscussi, ma dei veri e propri eventi espositivi, evidenziando il ruolo che questi ultimi ebbero nello svolgersi delle vicende artistiche del periodo. “Ci rifiutiamo di credere che un esempio così probante come questo di Foligno, rimanga un fatto isolato nella storia della cultura e dell’arte italiana. Siamo certi che dopo Foligno, a Venezia e altrove, qualcosa muterà” (4). Così sentenziava Giancarlo Politi nell’introdurre lo speciale su “Flash” nel 1967, e così in qualche modo è stato.

Lo spazio dell’immagine dimostrava che “una rassegna rappresenta anche un problema di allestimento” e che pertanto ha bisogno di qualcuno che ne segua tutte le fasi e le sorti, non perdendone mai di vista la natura critica. Con la nuova generazione di artisti si affermava anche quella di critici militanti e curatori che, proprio attraverso le mostre, avrebbe dato voce all’arte italiana d’avanguardia portandola sul palcoscenico internazionale.

 

Dall’alto:

Veduta della mostra Spazio, tempo, immagine, Foligno, CIAC, novembre 2009

Ambiente di Mario Ceroli, mostra Lo spazio dell’immagine, Foligno, Palazzo Trinci, 1967

Ambiente di Getulio Alviani, mostra Lo spazio dell’immagine, Foligno, Palazzo Trinci, 1967

Ambiente di Michelangelo Pistoletto, mostra Lo spazio dell’immagine, Foligno, Palazzo Trinci, 1967

Ambiente di Paolo Scheggi, mostra Lo spazio dell’immagine, Foligno, Palazzo Trinci, 1967

Gabriele Basilico, Dittico della serie Contact, 1984, stampa a getto d’inchiostro, 80×60 cm

Grazia Toderi, Rendez-vous, 2005, Due proiezioni video, loop, dvd, Colore, suono, dimensioni variabili