Da un repertorio inedito di fotografie di fine anni Settanta e dal loro accostamento a una serie di scatti realizzati nel museo del Louvre nel 2010, nasce Scopophilia. Approfittando dell’opportunità di entrare privatamente nel museo durante il giorno di chiusura, Nan Goldin ritrova nelle immagini del vasto repertorio artistico gli stessi contenuti di interesse esplorati nella propria ricerca personale. Temi presenti nel repertorio mitico fondante la cultura occidentale e nell’immaginario della storia dell’arte: temi che costituiscono l’ossatura della ricerca di Goldin.                                                   

Le fotografie di Nan Goldin riportate alla luce per questa occasione indagano il quotidiano. Sono immagini dirette, appartenenti alla comune esperienza di tutti e vengono proposte in dialogo con fotografie di figure tratte dal repertorio di immagini mitologiche e artistiche della cultura occidentale. Il dialogo è possibile perché impostato su oggetti d’interesse comune. Violenza, sesso, trasformazione di genere, estasi e disperazione, temi fondanti nella ricerca di Goldin, sono gli stessi indagati nel mito, nella religione e quindi costantemente presenti nelle diverse epoche della ricerca artistica. Dalle centinaia di fotografie che Goldin scatta al Louvre viene realizzato uno slideshow di venticinque minuti in cui l’interpretazione personale delle immagini storiche viene associata al repertorio di scatti della fotografa.

La proiezione di Scopophilia è stata presentata per la prima volta al Louvre nel 2010 ed è visibile alla Gagosian Gallery di Roma. Qui è stata inaugurata il 21 marzo 2014 la prima grande mostra a Roma della celebre fotografa americana, comprendente diciotto opere fotografiche, in galleria fino al 24 aprile.                                           

Gli scatti di Goldin, che da sempre indagano la realtà in modo diretto, sincero, spontaneo anche nella sua brutalità, sono qui accostati a fotografie di immagini appartenenti alla realtà altra del mondo dell’arte, realtà idealizzata, dimora di odalische e divinità, frutto della sapiente manipolazione dell’artista. C’è l’accostamento di un repertorio fotografico relativo alla quotidianità dell’artista, segnata da esperienze personali forti e dolorose, ad immagini prese in prestito da una realtà idealizzata, esperibile momentaneamente giusto passeggiando per i saloni di qualche museo.

Questa associazione e richiamo tra reale e ideale rende partecipi uno dell’essenza dell’altro: immagini momentanee di attimi del quotidiano rese eterne perché associate a figure senza tempo che a loro volta prendono parte del continuo panta rei della realtà. Così Amore e Psiche si bagnano della contingenza di un bacio ordinario mentre due ragazzi sconosciuti, ripresi in un abbraccio, divengono istantanea manifestazione del mito. Ma questo accostamento, che effonde di fascini opposti quotidiano e ideale, mutevole e immutabile, momentaneo ed eterno, provoca allo stesso tempo una valorizzazione della diversa potenza espressiva di ciascuna immagine.

Gli scorci intimi del quotidiano si caricano di una sensualità ferina, suscitata dall’immediatezza delle immagini e dalla loro inerenza a una realtà concretamente esperita. La sensualità dei nudi del Louvre si mostra invece come più controllata perché frutto di una ricerca estetico-formale soggettiva, più lontana dalla nostra sensibilità e intimità quotidiana. Difatti è la sensualità, tra le altre tematiche indagate in Scopophilia, ad avere un ruolo centrale.

Scopopilia significa “amore per il guardare”: il piacere è nel guardare il quotidiano più intimo che, accostato a immagini di idealizzante bellezza, viene effuso di un fascino nuovo, ma il piacere è anche quello erotico che può suscitare la contemplazione di un corpo nudo.                                     

Sensualità esplorata attraverso elementi protagonisti da tempo immemore nel repertorio speculativo della ricerca estetica: il corpo della donna, la sua schiena, i capelli, lo svelare un corpo che prima era vestito e adesso non più, corpo colto in una nudità mondana che, a differenza di quella divina, si carica di un potente e terragno erotismo.

Il vouyerismo è quello che troviamo nella tradizione artistica come quello che ci accompagna nel nostro presente. Noi voyeurs, assuefatti dalla raffica continua di immagini di intimità offerte dai media e dai social networks, ritroviamo qui scatti partecipi della medesima tangibile realtà in un contesto nobilitato dalla potenza immortale dell’arte.

La bellezza idealizzata e senza tempo si incontra-scontra con quella momentanea ed effimera del nostro reale che solo il medium fotografico, per la sua rapidità d’esecuzione, può catturare. La bellezza della nostra realtà è presenza intermittente, istantanea perché vincolata al necessario andirivieni di non senso e difficoltà proprio della vita stessa. La prontezza del medium fotografico permette di indagare scorci di una realtà disorganica e di cercare anche qui la bellezza, immortalandola nelle sue manifestazioni ambigue, discontinue, effimere, per questo uniche e dotate di una specifica fascinazione poetica.

Dall’alto:

Frontespizio mostra

Velis, chromogenic print, 45×53 inches ed.of 3, 2011-2014
 
The Black, chromogenic print, 45×57 inches ed.of 3, 2011-2014
 
Crazy/scary, chromogenic print, 45×66 inches ed.of 3, 2014