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il
museo laboratorio d'arte contemporanea
pubblicazioni
/ Collana ArtisticaMente
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4.
Uemon Ikeda, Simonetta Lux, Acrobazie.
collana Artisticamente. Documenti, Lithos 2001
63 p., [8] c. di tav. b/n e colori, ill. nel testo; 21 cm
ISBN 88-86584-46-6 |
Nel
testo di Simonetta Lux, pubblicato in occasione della mostra al
MLAC, si colgono le peculiarità di un vissuto esposto in
chiave aforistica: l'interlinearità, l’analisi, l’atemporalità.
Nel primo caso si tratta di interporre tra i pensieri propri dell'artista
alcune riflessioni gnomiche, in modo da alternare delle vere e
proprie annotazioni al flusso meditativo dell'artista. "Seguendo
il suo filo logico del tempo, il pittore euristico che è
capace di dipingere il suo soggetto nella sua sequenza del tempo
e sarà capace anche di affrontare l'eventuale situazione.
Sarà un mero quadro della situazione eventuale per il tempo
comune di tutti". Il rapporto tra pittura e scrittura è
espresso per parallelismi nella consapevolezza del loro aspetto
propositivo. L'artista espone il suo itinerario mentale e si avvicina
alla definizione senza mai raggiungerla completamente, il suo
è un atteggiamento teleologico, in lui c'è la previsione
del progetto. La scrittrice parte, invece, da un'iconicità
concreta getta le basi per le ulteriori considerazioni, in questo
modo articola il flusso narrativo facendo vacillare ogni continuità
autoreferenziale, contrapponendo una proposizione capace di asserire
e significare uno stato di cose alla descrizione di un processo
in corso. Due anime si intrecciano in questo libro, "spartito"
della mostra al Museo Laboratorio, diario di un'elaborazione che,
oltre ad essere l'edificio teorico di una prassi operativa, ne
è la sua motivazione profonda. Sfruttando l'equivalenza
delle parti, critico ed artista, si lanciano in una stimolante
concorrenza su piattaforme comuni, luoghi d'incontro intellettuale.
L'analisi si svolge per "incursioni" nella storia dell'arte
senza mai perdere di vista la specificità del lavoro dell'artista.
Simonetta Lux divide in due parti la sua diagnosi dal titolo Il
giardino perduto . Il lavoro di Ikeda è una tipica "chiusura
dello spazio" in cui si avverte sia l'intenso legame con
la cultura d'origine, il Giappone, sia il rapporto continuo con
la condizione spaziale occidentale, in particolare quella urbana,
di cui traccia delle resezioni significanti, degli spazi teatrali
vuoti quasi ad indicare la messa in scena del nulla, un diastema
atto ad accogliere una vitalità ritualizzata dall'arte
che, in tal caso, sottrae il pubblico alla "dimenticanza,
all'inerzia, alla smemoratezza". Nella seconda parte dell'analisi
Simonetta Lux si sofferma sui dipinti dell'artista, ne intuisce
lo spostamento del punto di fuga al di fuori del quadro creando,
così, uno sbilaciamento della "sactola prospettica"
che fa scattare lo sguardo oltre i confini dell pannello.
Emanuela Termine |
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