La collettiva Inbetweeness Balcani: metafore di cambiamento, a cura di Ludovico Pratesi e Dobrila Denegri, è la prima grande mostra sull’arte contemporanea dei Balcani che viene presentata in Italia. Gli artisti, tutti della generazione emergente, provengono da: Slovenia, Croazia, Bosnia e Herzegovina, Serbia, Montenegro, Macedonia, Albania, Bulgaria, Romania, Moldavia, Turchia. Inbetweeness, dall’inglese in between, essere tra un luogo e un altro, tra una dimensione temporale e l’altra. L’intento della mostra è quello di presentare una campionatura esauriente della condizione di perenne transito vissuta dagli artisti delle ultime generazioni, un’identità indefinita in continua oscillazione tra luoghi, tempi e spazi differenti, spesso contraddittori. È stato scelto per la mostra un luogo suggestivo e altamente rappresentativo del significato emozionale dei lavori di questi “giovani artisti portatori di storia”, le ex Carceri del Complesso di San Michele a Ripa, luogo esemplare per esprimere il cambiamento: da carcere a galleria d’arte; dalla guerra alla pace; dall’arte tradizionale ai nuovi linguaggi; l’espressione del nuovo che nasce dal conflitto.

I Balcani, considerati terra di confine dove si incontrano Oriente e Occidente, oggi è area ideale per rappresentare la metafora del cambiamento, la ricerca continua di una convivenza di valori e credenze pacifiche, un continuo movimento. Giovani artisti che hanno abbandonato la tradizione millenaria legata alla pittura e alla scultura per abbracciare le modalità espressive attuali, come l’installazione, la fotografia, il video o il web.

Gli artisti di questa collettiva raccontano in maniera toccante ma anche irriverente le loro storie personali, riflettendo l’esperienza collettiva del conflitto; parlano del loro presente e del loro futuro alternando toni tragici ad accenti ironici, visioni surreali e futuribili.

L’opera di Maja Beganovic, Who is on the Way is Already There (2006-07), rappresenta la filosofia di vita di questa nuova generazione che vede nella “realtà di transito” leggerezza e humour senza però dimenticare la storia che viene osservata da lontano con senso critico rivalutandone gli aspetti positivi. L’installazione ambientale apre la mostra all’ occhio, riempie lo spazio con strisce d’erba distese sul pavimento composte come una trama, varie strade da percorrere e da scegliere; sentieri diversi da intraprendere dove fare il primo passo significa aver raggiunto l’obiettivo: andare comunque avanti, mai fermarsi, scegliere il movimento non la stasi dell’incertezza e dell’indecisione.

Le opere vengono lette dall’osservatore come cariche di significato emozionale; il solo sguardo che viene filtrato dalle sbarre delle celle rende l’opera ancora più credibile.

L’installazione tavolo/formaggio di Pravdoljub Ivanov, Pessimism no more (2004), è un’opera polisensoriale ed esprime una forte carica emotiva anche in relazione alla cella in cui è stata posizionata: un semplice tavolo di legno, due piatti con grosse fette di formaggio ricoperte da cerotti e tamponi, un “formaggio ferito” ma non ammuffito, vivo, buono, con il suo caratteristico odore/puzza che rende satura l’aria. I confini reali diventano invisibili come quelli ideali che delimitano i contesti culturali diversi e le mentalità di coloro che li abitano.

A questo si riferisce la performance video Made In di Daniela Kostova, artista bulgara, proponendo una metafora di cambiamento; mostra come la realtà delle cose muta in relazione alla prospettiva di colui che la guarda; un telo di stoffa, su cui è proiettata un’immagine, cambia la sua forma fino a “vestire” l’artista stessa.

Lo status di “in–between”, in mezzo, può essere vissuto come un’esperienza individuale, ma anche collettiva, implica non solo spostamento tra luoghi, ma anche essere tesi tra diverse dimensioni temporali. È la condizione dello Straniero di Simmel, colui che vive privo di confine, in continua mutazione, colui che cerca il nuovo portando con se il vecchio, integra, sperimenta, vive dimensioni ed identità diverse, mescola valori e credenze, ricodifica la realtà; ha più possibilità di scelta proprio grazie alla sua condizione liminale, nè dentro nè fuori, nessun blocco dettato dalla società ma soltanto apertura all’altro fuori da sè e al luogo lontano da sè. Questa condizione è diventata nel tempo non solo uno stato giuridico, sociale, e politico ma anche uno stato esistenziale, mentale, psicologico: ridefinire la propria identità culturale.

 

INBETWEENESS BALCANI: METAFORE DI CAMBIAMENTO
Antica Casa di Correzione di Carlo Fontana, Sala Clementina Complesso di San Michele a Ripa                          22 maggio – 15 giugno

Dall’alto:

Maja Beganovic, Who is on the Way is Already There, 2006-07, Erba, intervento nello spazio

Pravdoljub Ivanov, Pessimism no more, 2004, installazione, tavolo, formaggio dimensioni variabili

Daniela Kostova, Made In, 2004-05, performance, video a canale singolo, 07’14”