Fin dalla metà degli anni Cinquanta il lavoro artistico di Attilio Pierelli si è strutturato come ricerca spaziale.
Dalle prime opere, che indagavano uno spazio simbolico, superfici che celavano realtà nascoste, Pierelli presto si è rivolto ad una ricerca lucida e ‘matematica’ che gli ha permesso di cogliere i riflessi della materia. L’acciaio inox è diventato il suo materiale prediletto.
Fino ad oggi il lavoro di questo artista-scienziato è avanzato con rara forza poetica attraverso la ricerca meticolosa degli aspetti progettuali.
Gran parte del suo lavoro è, oggi, raccolto nel Museo delle Sculture Iperspaziali, voluto e concretamente realizzato dall’artista nel 1991 a Bomarzo. Qui, la ricerca artistica di Pierelli, si è condensata ed ha trovato un suo momento di stasi riflessiva.
Il Museo rientra nel problema conoscitivo di Attilio Pierelli, che ha acquistato, per realizzarlo, un edificio industriale in disuso, ex tabacchificio e prima ancora laboratorio artigianale di ceramica. Lo scultore lo ha ristrutturato, mantenendo inalterato il suo valore di patrimonio storico, con una operazione di riuso tesa a sottolinearne, tra l’altro, il rapporto con lo spazio circostante.
Bomarzo è, di fatto, un paese con una storicità visibile, legato alla famiglia Orsini, famoso per il suo Parco dei Mostri, che, tutt’oggi restituisce all’ambiente circostante un’atmosfera incantata. Il Museo si specchia e al tempo stesso rispecchia il Parco, dando continuità storica alla tradizione del posto.
Calandosi in questo luogo, ovunque emergono gli spiriti profondi dell’essere, i simboli nascosti. E’ un percorso segnato, una sorta di mappa storico misterica.

Nella proposta di Pierelli le opere seguono il percorso della sua stessa ricerca. Il Museo appare e si pone come mappa. E’ una mappa conoscitiva, in senso temporale perché segue il percorso ‘evolutivo’ del suo lavoro, e in senso spaziale perché la ricerca si appunta proprio sul significato simbolico dello spazio.

La scelta di Pierelli non é casuale, è innanzi tutto la storicità del luogo a sottolineare la continuità della ricerca dello scultore, non una ricerca individuale, ma collettiva, universale.
Il Museo delle Sculture Iperspaziali non é solamente una raccolta di opere dell’artista, ma, è, esso stesso, vera e propria opera. Questo appare evidente se si accosta l’iter progettuale di una singola opera a quello del Museo stesso.
In entrambi i casi l’artista si pone con l’umiltà dell’ipotesi e mai con la certezza della verità.

Pierelli modella percorsi segnici, relazioni che mutano i rapporti tra lo sguardo e lo spazio esaltando l’immaginario razionale. La possibilità immaginativa della razionalità scientifica trova nelle Museo di Bomarzo il suo sbocco migliore e più rapido attraverso l’intuizione.

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